Sabrina Impacciatore: "Non fingo mai. E ai selfie preferisco gli abbracci"

All’Eco Teatro di Milano con 'Passione d’attore'

Sabrina Impacciatore

Sabrina Impacciatore

Milano, 18 gennaio 2020 - «La mia vita è un film scritto da un gruppo di autori sotto l’effetto di funghi allucinogeni. Ma so anche di vivere un sogno". Non si può che adorare Sabrina Impacciatore. Le sue parole hanno spesso una sincerità disarmante. Rara per l’ambiente. A Milano la si era incrociata per “Venere in pelliccia” di Malosti, bel successo delle scorse stagioni. Ora torna ospite di Eco Teatro, in via Fezzan. Dove domani e dopo presenta “Passione d’attore”. Un reading. Accompagnata al piano da Brando Bertrand. Dove si uniscono un testo scritto dalla stessa attrice romana e il monologo comico “Gola” di Mattia Torre, scomparso davvero troppo presto pochi mesi fa.

Sabrina, cosa dobbiamo attenderci? "In parte lo ignoro anch’io. C’è margine per l’imprevisto in questo racconto sul tormento vissuto prima di entrare sul palco e che ho scritto ispirandomi alla preparazione che feci per un personaggio alcuni anni fa. È un flusso di coscienza, una confessione emotiva. Cosa che mi rende agitatissima". A che ruolo fa riferimento? "Al monologo “È stato così” da Natalia Ginzburg con la regia di Valerio Binasco. Interpretavo una donna ingenua, pura, che si innamora dell’uomo sbagliato e inizia a subire una lunga serie di umiliazioni. Un viaggio artistico e demoniaco. Perché il mio approccio ai ruoli è lo stesso ma l’esperienza è sempre diversa. Sono un’attrice che non finge, mi immergo nella psiche e nel corpo del personaggio". È un mestiere dove è difficile proteggersi. "Esatto. E infatti racconto proprio questo: il dolore del doversi dare in pasto. Ti doni immensamente ma quello che ti viene restituito è tantissimo. La gente lo percepisce". Come si trova alla scrittura? "È un grande amore a cui voglio dedicarmi sempre di più. Scrivere mi permette di accedere ad altre dimensioni, come se si manifestasse una parte sconosciuta. Rileggere mi dona così una sensazione di straniamento, cosa che ho provato solo in quei magici momenti in cui entro in un personaggio e mi ci annullo". L’ambiente dello spettacolo non è dei più facili. "Direi che tutto il mondo è un posto difficile dove stare, vedo ovunque competizione e trappole umane. E poi io sono senza pelle. Ma è un ambiente in cui c’è la possibilità di creare legami profondi, come è successo a me con Ettore Scola, Gianni Boncompagni, Gabriele Muccino. Persone che mi hanno cambiato la vita. Ma penso anche ad alcuni registi, i colleghi, tanti ragazzi delle troupe. O all’amore delle persone per strada. Arrivo da cinque giorni a Napoli carica di tanto di quell’amore...". Sui social gira un suo bizzarro video alla Trattoria Da Nennella . "Ecco, considera che quella è stata una delle manifestazioni più moderate…". Non vorrebbe essere invisibile ogni tanto? "Sì, tantissimo. E infatti sono campionessa nel mimetizzarmi. A volte invece sei più vulnerabile e diventa faticoso. Soprattutto i selfie, che ormai non puoi rifiutare. Mi piacciono invece gli scambi per la strada, l’affetto, l’abbraccio". La vita sarebbe stata più facile se non fosse diventata attrice? "Sarebbe stata più noiosa. E sarei morta infelice".  

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