Eugenio Finardi: "Io e Franco, alla ricerca del centro di gravità"

Il concertone in onore di Battiato: "Così elaboriamo la perdita di un amico importante..."

Eugenio Finardi

Eugenio Finardi

Trovate questo articolo all'interno della newsletter "Buongiorno Milano". Ogni giorno alle ore 7, dal lunedì al venerdì, gli iscritti alla community del «Giorno» riceveranno una newsletter dedicata alla città di Milano. Per la prima volta i lettori potranno scegliere un prodotto completo, che offre un’informazione dettagliata, arricchita da tanti contenuti personalizzati: oltre alle notizie locali, una guida sempre aggiornata per vivere in maniera nuova la propria città, consigli di lettura e molto altro. www.ilgiorno.it/buongiornomilano

Milano - E ti vengo a cercare. È un incontro, prima che un omaggio, il doppio album live "Invito al viaggio - Concerto per Franco Battiato" (in tv il 5 febbraio su Rai3) presentato al Palazzo del Cinema Anteo da Eugenio Finardi, Giovanni Caccamo, Saturnino, assieme a stretti collaboratori dell’uomo degli orizzonti perduti come il manager Francesco Cattini, il fonico Pino “Pinaxa” Pischetola, il pianista Carlo Guaitoli, il discografico Stefano Senardi. Un cercarsi (e un trovarsi) sostanziato dalle registrazioni del concertone veronese di settembre, organizzato per festeggiare i quarant’anni dell’album "La voce del padrone" e poi trasformato dalle contingenze in un evento in memoria. 

Finardi, che Battiato si porta dentro? "Ognuno ha il suo Battiato. Morgan ha a cuore quello di ‘Shock in my town’, altri quello de ‘L’imboscata’ o ‘Patriots’. Per motivi anagrafici pochissimi si ricordano, invece, il periodo ‘pioneristico, il Franco elettronico-sperimentale dei primi album, degli esordi a Milano, della pubblicità, delle serate in balera". 

Qual era vostro rapporto? "Battiato l’ho scoperto trasmettendo in radio dischi meravigliosi, anche se di forte ricerca, come ‘Fetus’ e ‘Pollution’, ma la conoscenza vera e la frequentazione sono arrivate al momento della sua svolta, ai tempi de ‘L’era del cinghiale bianco’, quando eravamo accasati in Target e condividevamo l’agente, Angelo Carrara. Ricordo la ricerca, in studio, del suono di sintetizzatore ‘sporco’ da mettere in ‘Centro di gravità permanente’, scelta poco ortodossa che incontrò grandissimo successo". 

Battiato l’hanno cantato in tanti. "Sembrava avere una canzone nel cassetto per tutti. Con le sue composizioni Franco ha fatto di Alice una vera star e ha segnato le carriere di Giuni Russo e Milva. Perfino in ‘Vorrei svegliarti’ con cui nell’85 affrontai il primo Sanremo, c’era il suo tocco". 

A lei cosa rimane dell’evento di un mese e mezzo fa? "La serata giusta per commemorare un grande maestro. Paola Turci è stata bravissima in ‘Povera patria’, Morandi stupefacente in ‘Cosa resterà di me’. Ricordo pure Sgarbi e Al Bano che, dopo il loro ‘infortunio’ in scena, si giustificavano con me di quel che gli era accaduto". 

Lei esegue con Cristina Baggio "L’oceano di silenzio". "La mia è una spiritualità diversa da quella di Battiato. Ma io quel suo pezzo l’interpretavo già nel 2003 in “La musica dei cieli“, qui a Milano, perché quella canzone è un posto dove le nostre sensibilità si uniscono. Credo che Dio sia l’Universo e la scienza la sua religione e quindi quell’oceano lo conosco". 

Alcuni pensano che prima di organizzare certi eventi bisognerebbe aspettare, lasciare sedimentare il ricordo... "Ad un anno dalla morte di De André tenemmo un concerto emozionantissimo al Carlo Felice. Penso che ad un artista non interessi tanto il suo funerale - quello serve a famiglia e amici - quanto essere ricordato attraverso la sua arte. Nel caso di Franco come di Fabrizio, credo sia stato giustissimo farlo - e farlo subito - per consentire a noi vivi di elaborare la perdita di un amico tanto importante. Perché, se il pubblico ha il suo, pure noi abbiamo il nostro lutto da metabolizzare. Cosa che, credo, affiori dalla forza straordinaria delle interpretazioni".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro