Viaggio all’inferno e ritorno con... Arlecchino. A Milano una commedia oltre i cliché

Enrico Bonavera immagina la "vita da povero diavolo" della maschera più famosa

Enrico Bonavera (foto di Marco Machiavelli)

Enrico Bonavera (foto di Marco Machiavelli)

Milano, 4 agosto 2020 - Un povero diavolo. Ma dal nome importante: Arlecchino. O meglio, "Alichin". Stessa radice, stessa pasta. Stesso amore, qui al Piccolo. Che quando si parla di lui è come parlare di un parente. Non poteva mancare in questo stralcio di stagione estiva. Mentre ancora si cerca di capire cosa succederà con la nomina del nuovo direttore. Meglio concentrarsi sul teatro. Sui frizzi e sui lazzi. La fame e le botte. La maschera e le sue infinite reinterpretazioni. Anche perché sul palco si ritrova Enrico Bonavera, gran maestro arlecchiniano, erede indiscusso di Ferruccio Soleri nel classico strehleriano. Da stasera a giovedì al Chiostro di via Rovello, è lui il protagonista di “Alichin di Malebolge“, sorta di variazione sul tema, in bilico fra Dante e Goldoni, firmata alla regia da Christian Zecca.

Un monologo. In falso dialetto lombardo-veneto. Che da una parte sembra andare alla radice della tradizione, facendo riemergere la natura demoniaca della maschera grazie ai richiami danteschi. Ma che dall’altra cerca di superare i cliché della Commedia dell’Arte per muoversi fra i territori della ricerca. "È uno spettacolo inizialmente commissionato dal Festival di Ravenna – sottolinea Bonavera – e che mi ha permesso di proseguire la collaborazione con il regista Zecca. Da tempo, poi, desideravo approfondire il profilo di questo diavolo inserito da Dante tra i Malebranche, demoni chiamati a controllare i dannati dell’ottavo cerchio, quello dei barattieri, tangentisti e corruttori. Nonostante le tinte fosche, la scena è degna di Stanlio e Ollio. Alichino si rivela un gran pasticcione, finendo lui stesso nella pece bollente insieme al compare Calcabrina. Per la rabbia i due si mettono poi a inseguire Dante e Virgilio ormai lontani, finendo così per sbaglio fuori dall’Inferno. Ed è da qui che sono partito nello scrivere il testo, Con Alichino che dopo secoli finalmente torna a "casa", raccontando le avventure che ha avuto a contatto con i vivi e nel mondo del teatro, visto che è lui il demone nascosto nel cuore e nell’anima di qualsiasi attore provi ad interpretare Arlecchino".

Un viaggio da ridere. Che come al solito al debutto sarà anche proiettato in diretta sul grande schermo di Mare Culturale Urbano. Un viaggio dove però le risate s’intrecciano alla poesia e all’eleganza scenica di chi la Commedia dell’Arte la bazzica ormai da una vita.  

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