Chailly, doppio quarantennale

Nel 1978 l’esclusiva con la Decca e il podio della Scala per i Masnadieri

Riccardo Chailly musicista maestro concertatore e direttore d'Orchestra (Roberto Serra)

Riccardo Chailly musicista maestro concertatore e direttore d'Orchestra (Roberto Serra)

Milano, 6 novembre 2018 -  Doppio quarantennale, per Riccardo Chailly: quarant’anni di contratto discografico in esclusiva per la Decca, ma anche quarant’anni da che, venticinquenne, salì sul podio della Scala per dirigere I Masnadieri di Verdi, frequentandola poi continuativamente prima di divenirne il direttore musicale.

Cosa ha significato, nella sua carriera, un così lungo sodalizio con un’etichetta tanto importante?

«Ricordo bene quel settembre del 1978. La Decca mi aveva chiamato per registrare una selezione del Guglielmo Tell di Rossini, con la National Philharmonic e un cast irripetibile che schierava Sherrill Milnes, Luciano Pavarotti, Mirella Freni, Nicolai Ghiaurov. Le sedute d’incisione furono così entusiasmanti che fu decisa la registrazione integrale (ancora assente dai cataloghi) e dopo pochissimo firmai il contratto in esclusiva. Le tante registrazioni che si sono succedute nel tempo costituiscono una valida testimonianza delle varie tappe del mio percorso artistico. Nessuna imposizione, mai: nessuna registrazione fatta per colmare un’eventuale lacuna di catalogo, bensì sempre una collaborazione priva di compromessi col direttore artistico della Decca. La quale ha anche accettato di correre diversi rischi, spingendomi ad affrontare alcuni autori ancora ai margini del repertorio discografico ma che sono del massimo interesse: penso all’integrale di Edgar Varèse, ad esempio; alle sette Kammermusik di Hindemith; alle Ballades di Frank Martin».

È cambiato molto il mondo del disco? Rimpiange la sala d’incisione, che oggi s’è fatta molto più rara in favore delle registrazioni dal vivo?

«In studio c’era un meticoloso lavoro di preparazione non solo musicale di per sé ma anche tecnico, in stretta collaborazione coi record producers: una sorta di concertazione microfonica, affiancata a quella musicale, che era molto stimolante».

Un doppio quarantennale, si diceva: antecedente di pochi mesi alle sedute d’incisione del Guglielmo Tell, ci fu il debutto di Riccardo Chailly alla Scala. Dove s’è celebrato tale ricorrenza con la presentazione del dvd della Madama Butterfly andata in scena due anni fa e del cd della Messa per Rossini, eseguita lo scorso novembre: due assolute rarità, l’opera di Puccini essendo quella della prima versione, eseguita solo per una sera; e la Messa (un’idea patrocinata da Verdi che chiese la collaborazione di dodici autori per le parti antecedenti il suo “Libera me”) sostanzialmente un inedito.

«Con quei Masnadieri del 1978 iniziava un mio percorso per molti versi parallelo a quello discografico: un susseguirsi mai interrotto di collaborazioni molto intense, specie con la Filarmonica».

Molti pensano, a dire il vero, che essendone ora il direttore musicale tale collaborazione andrebbe intensificata.

«La mia attività, per scelta precisa, in teatro copre quasi sei mesi all’anno. Non sono pochi. Non ci sono solo le recite milanesi: ci sono le tournée, le incisioni, le audizioni. Un’attività molto intensa, una compartecipazione collettiva che nell’arco ormai di tre anni ha condotto a un tipo di suono riconoscibile e caratterizzante».

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