L'Allegoria del Tempo di Cagnacci riabilitato alla Milanesiana

In mostra il dipinto censurato da Facebook che lo definì "nudo pornografico"

Il Ritratto di Ludovico Grazioli” del Lotto, l’“Allegoria del Tempo” di Cagnacci

Il Ritratto di Ludovico Grazioli” del Lotto, l’“Allegoria del Tempo” di Cagnacci

Milano, 11 giugno 2019 - Innocente, quel dipinto scatenò le ire giuste – e sì, qualche volta accade anche a lui – di Vittorio Sgarbi un paio d’anni fa: «È una manifestazione d’ignoranza intollerabile. I social network debbono servire anche a promuovere l’arte e la conoscenza in genere. Chi censura un capolavoro del genere degradandolo a pornografia è un cretino senza attenuanti».

Causa scatenante la collera del già di suo irascibile critico era il rifiuto da parte di Facebook di approvare un’inserzione della pagina di “Rinascimento Romagna” per colpa del dipinto di Guido Cagnacci “Allegoria del tempo”, bollato come “nudo pornografico”. Certo, la tela non presenta una vestitissima pudica damigella, ma definirla rea di oscenità, via… Piuttosto ha ragione la sorella di Vittorio, Elisabetta Sgarbi: «Cagnacci è il pittore più erotico, più travolgente, più sensuale della pittura italiana, una specie di Fellini del Seicento». Tanto che la Sgarbi ha scelto di inaugurare nel segno della «grande bellezza» di Cagnacci la ventesima edizione della Milanesiana, la manifestazione da lei ideata e diretta con successo: esponendo proprio l’“Allegoria del tempo”, sino al 23 luglio, alla Big, la Borsa Italiana Gallery, a Palazzo Mezzanotte, nuovissima location.

A fare da contraltare alle nudità che tanto piacevano a Cagnacci – maestro del barocco romagnolo, uomo libero e insofferente nei confronti del suo tempo, che nella sua arte alternava ai forti accenti di passione una religiosità sincera e contraria ai fasti della Controriforma –, Elisabetta Sgarbi ha posto un altro capolavoro, il “Ritratto di Ludovico Grazioli” di Lorenzo Lotto. Un’opera più antica di un secolo. E di tutt’altro stile. Il ritratto di un uomo d’età avanzata, vestito elegantemente. Tela “Pro posteris memoria”, come si legge nella targa affissa sulla parete. Un contesto funebre, dunque: il monito di un padre dallo sguardo fermo e severo, un’immagine composta e rispettabile, adombrata comunque da un velo di tristezza, sottolineata dalla luce malinconica della sera. Due capolavori che insieme costituiscono la prima mostra della Milanesiana 2019. Seconda mostra: “Giuseppe Bergomi – Cronografia di un corpo”. Nell’atrio di Palazzo Mezzanotte, ma solo sino al 17 giugno, l’imponente composizione in bronzo, acciaio e smalto di uno scultore da tempo apprezzato da pubblico e critica: lo scorrere del temo per noi esseri umani, stilizzato in una serie di sculture. Terza mostra, non squisitamente artistica, sempre sino al 17 giugno: “La storia della Borsa attraverso i certificati azionari”. Per le cure di Angelo Abbondio e Piergaetano Marchetti, tre collezioni di documenti finanziari, ventotto “carte” di notevole interesse storico-economico, in un arco temporale che si estende dalla fine dell’Ottocento agli anni Ottanta del secolo scorso.

 

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