Villa Marelli diventa una casa (della comunità)

A gestione Niguarda, è la seconda in città ma la prima fuori dal centro. Moratti sulle regionali 2023: "Penso al presente ma accetto sfide"

Medici e infermieri di Villa Marelli col dg del Niguarda Bosio e la dss Giroldi

Medici e infermieri di Villa Marelli col dg del Niguarda Bosio e la dss Giroldi

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Milano - La prima Casa della comunità inaugurata fuori dal centro è all’incrocio tra i viali Zara e Marche, in cima a una collinetta naturale rara, se non unica, a Milano. Ed è una Casa della comunità “naturale” Villa Marelli, donata dal cavalier Ercole e da cent’ anni giusti "punto di riferimento per la cronicità e la fragilità", sottolinea Marco Bosio, direttore generale del Niguarda cui fa capo dal 1998. Prima sede del Besta, nato per i feriti della Grande Guerra, poi, dal ’32, del centro per la tubercolosi che è ancora. Insieme a molte altre cose, incluso un centro vaccinale antiCovid fino a dieci giorni fa. A Villa Marelli , sottolinea la vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Letizia Moratti, lavorano un centinaio tra specialisti, infermieri, tecnici, amministrativi e, già da un anno e mezzo, cinque medici di base. La trasformazione in Casa della comunità ha portato guardia medica, ufficio scelta e revoca, centro prelievi e un Pua, "Punto unico d’accesso"; nuova Tac e nuova risonanza per la diagnostica, la palestra per la riabilitazione cardiologica e pneumologica che in futuro, dice Moratti, "potrebbe essere aperta al territorio". Agli storici centri tisiologico, pneumologico e cardiologico si sono aggiunti ambulatori di oncologia, terapia del dolore, chirurgia toracica, se ne aggiungeranno di chirurgia vascolare, ortopedia, reumatologia, diabetologia, medicina interna e "per la riconciliazione farmacologica". C’era già, oltre al servizio protesi, un servizio "fragilità e disabilità" per l’accesso ai sostegni economici e assistenziali, e in via sperimentale dal 2020 il primo team d’infermieri di famiglia dell’Asst Niguarda: dodici, hanno monitorato a domicilio i malati di Covid e vaccinato a casa i fragili, il passaggio a Cdc li “istituzionalizza” anche per altre patologie.

Diventare Cdc per Villa Marelli significa anche allargare gli orari e i servizi che in futuro, spiega la direttrice sociosanitaria del Niguarda Simona Giroldi, potranno trovare nuovi spazi ristrutturando i sotterranei del corpo nuovo, che ospita le attività sanitarie. La villa antica è destinata ai servizi sociosanitari e agli assistenti sociali del Comune, che ancora non sono arrivati: "È in corso un confronto con l’Ats e le Asst - spiega l’assessore al Welfare di Palazzo Marino Lamberto Bertolè -. Vorremmo che i servizi sociali di primo livello entrassero già da quest’anno nelle prime Cdc, ma senza essere spezzettati e non in co-housing: bisogna costruire un modello di risposta veramente integrato ai bisogni, diversi, dei territori". E sarà "la sfida più difficile", dice l’assessore, una volta conclusa, "a giorni, la fase di confronto sulla scelta e l’ubicazione delle 24 Case della comunità" previste a Milano, dieci in spazi del Comune il cui "elenco preliminare" è stato trasmesso a dicembre a Roma per accedere ai finanziamenti del Pnrr: "Dopo le verifiche tecniche, a breve sarà definito nei dettagli", spiega Bertolè non escludendo "qualche singola sostituzione".

Conferma che nascerà nell’ex mercato comunale di via Moncalieri un’altra delle quattro Case della comunità del Municipio 9, in carico all’Asst Niguarda. Le altre saranno nell’ex ospedale degli infettivi Bassi (in attesa della ristrutturazione nel dirimpettaio poliambulatorio di via Livigno, che Niguarda erediterà dall’Asst Nord Milano), e all’ex Paolo Pini di via Ippocrate. Oltre a Villa Marelli, che è la seconda struttura della nuova sanità territoriale ad aprire in città dopo la Cdc di via Rugabella inaugurata a Natale, ricorda la direttrice sociosanitaria dell’Ats Rossana Giove. La quinta in Lombardia, aggiunge l’assessore Moratti. E ricorda che le Cdc da aprire sono in tutto 218 ("Il 40% quest’anno, il 30% il prossimo, il 30% nel 2024), oltre a 71 Ospedali di comunità, alle grandi ristrutturazioni ospedaliere, al taglio delle liste d’attesa: "Ho tanti impegni e mi dedico a quelli. Non ho mai fatto programmi se non al momento giusto", risponde ai cronisti che le domandano di una sua candidatura alle regionali 2023. Dopo che al Tgcom aveva risposto: "Accetto le sfide complicate, è la mia caratteristica. Adesso sono impegnata nella sanità, questo non vuol dire non avere visione del futuro".

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