Vigile investito e ucciso, pm ricorre contro l'assoluzione del complice

Il serbo 26enne, che era nell'auto con alla guida l'investitore Nikolic, era stato assolto dall’accusa di concorso in omicidio

Niccolò Savarino, nel riquadro e il luogo dell'incidente

Niccolò Savarino, nel riquadro e il luogo dell'incidente

Milano, 12 ottobre 2020 -  "È senz'altro ravvisabile nella condotta dello Stizanin un rafforzamento del proposito criminale del Nikolic". E' quanto ha scritto il pm di Milano Mauro Clerici nel ricorso depositato in appello contro la sentenza del 6 luglio con cui la Corte d'Assise ha assolto per «non aver commesso il fatto" Milos Stizanin, serbo di 26 anni che era in auto con Remi Nikolic, giovane all'epoca minorenne che alla guida di un suv travolse e uccise l'agente di Polizia locale Niccolò Savarino impegnato in un controllo di routine nel capoluogo lombardo, il 12 gennaio 2012.

Il 26enne, difeso dai legali David Russo e Lorenzo Castiglioni, è tornato libero dopo la sentenza nel nuovo processo arrivata a otto anni di distanza dai fatti. Stizanin quel giorno era nell'auto guidata dal 17enne Nikolic, condannato in via definitiva a 9 anni e 8 mesi dai giudici minorili e che, dopo aver finito di scontare la pena, a luglio è stato fermato per alcuni furti. A oltre 7 anni di distanza dalla morte dell'agente, a Stizanin, detenuto per fatti di droga, era stata notificata un'ordinanza con l'accusa di concorso in omicidio volontario. Provvedimento emesso dopo che in appello nel 2018 (dopo un rinvio dalla Cassazione) per il serbo venne riqualificata l'accusa da favoreggiamento in concorso in omicidio. Secondo la nuova imputazione, il serbo aveva incitato l'amico a travolgere l'agente mentre quest'ultimo stava effettuando un controllo in un parcheggio e lo aveva anche spinto a proseguire la «marcia», trascinandolo sull'asfalto, dopo averlo investito.

Nel suo comportamento, però, ha spiegato la Corte nelle motivazioni, non può "leggersi con sicurezza" né "un segnale di adesione" alla decisione del compagno alla guida dell'auto, né un "atteggiamento di supporto, incitamento verso quest'ultimo". Per la Procura, invece, come si legge nel ricorso, il "passeggero" Stizanin non ha mai mostrato "alcuna dissociazione dalla condotta" dell'amico. Entrambi volevano "fuggire a qualsiasi prezzo", anche investendo Savarino e trascinandone il corpo "per oltre 200 metri".

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