Vigile investito e ucciso, la rabbia del fratello "Traditi dalla giustizia, basta farse"

Altra beffa per i Savarino: assolto dall’accusa di concorso in omicidio l’uomo in auto con l’investitore

Abbracci e sorrisi tra i fratelli Carmelo e Niccolò Savarino

Abbracci e sorrisi tra i fratelli Carmelo e Niccolò Savarino

Milano, 11 luglio 2020 -  Nessuno stupore per il ritorno in carcere di Remi Nikolic, fermato dalla polizia per furti commessi appena 11 giorni dopo la liberazione. Solo una rabbia che non passa dal 12 gennaio 2012, giorno della morte del fratello, l’agente della polizia locale Niccolò Savarino, travolto e ucciso da un suv guidato dal giovane, all’epoca minorenne. "Tutto quello che è successo dopo è uno schiaffo alla giustizia", spiega Carmelo Savarino, che pochi giorni fa ha dovuto incassare un’altra delusione. Milos Stizanin, a bordo dell’auto guidata da Nikolic, è stato assolto dall’accusa di concorso in omicidio.

Nikolic aveva seguito un percorso di recupero, con l’affidamento in prova. "È stato tutto inutile, ma il fatto che sia tornato subito a commettere reati non mi stupisce. I giudici hanno scritto che è cresciuto in un contesto familiare difficile, e lui in quel contesto è ritornato. I delinquenti non cambiano, soprattutto se le pene sono così leggere. Questo è uno schiaffo anche agli assistenti sociali. Nikolic non ha mostrato alcun segno di pentimento".

La vicenda giudiziaria si è trascinata per più di 8 anni, l’ultima sentenza lunedì scorso. Come avete vissuto questa odissea? "Prima dell’omicidio di mio fratello non sapevamo neanche cosa fosse un Tribunale, perché la nostra è una famiglia di persone oneste. Abbiamo creduto nella giustizia e abbiamo fatto male, perché la giustizia ci ha traditi. Ma non è finita, perché sono convinto che tra pochi giorni Nikolic sarà di nuovo in libertà, e tornerà a delinquere. Io vorrei solo chiudere questa vicenda, sono stufo di processi farsa".

La vostra famiglia ha ricevuto un risarcimento? "Non abbiamo avuto niente, Nikolic è nullatenente. Niente neanche dal fondo dello Stato per le vittime di reati violenti".

Chi vi è stato accanto? "I colleghi di mio fratello, gli amici e i cittadini che lo conoscevano nel quartiere. Ho ricevuto l’ultima email dopo l’assoluzione di Stizanin, da parte di un conoscente dispiaciuto. Mio fratello era un bravo ragazzo. Eravamo molto legati perché siamo venuti a Milano insieme dalla Sicilia, abbiamo vissuto nella stessa casa".

Ogni anno viene commemorato dalle autorità. Come vivete questo momento? "Noi ci andiamo, ma più che altro per rispetto dei milanesi".

Che cosa ricorda del giorno dell’omicidio ? "Mi ha chiamato il collega di Niccolò dicendo che mio fratello si era fatto male. Al Niguarda un medico mi ha preso da parte. Da quel momento la nostra famiglia si è rovinata. I nostri genitori sono morti per il dolore, noi fratelli viviamo con rabbia: non passa". 

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