Milano, caos nel complesso Aler di via Bolla: maxi rissa e auto a tutta velocità / VIDEO

Violento litigio tra rom di diverse fazioni: arriva la polizia. I residenti esasperati: «Qui non si vive più»

Rissa in via Bolla a Milano

Rissa in via Bolla a Milano

Milano, 26 agosto 2018 - Urla. Botte. Un’auto di grossa cilindrata che arriva a tutta velocità e attraversa il cortile scatenando il fuggi fuggi. Far west nel complesso Aler di via Bolla, in particolare davanti al civico 38, venerdì attorno alle 21. Da una parte bosniaci, dall’altra romeni, tutti occupanti abusivi. La scintilla? Pare uno sguardo di troppo rivolto alla «donna sbagliata». In un amen il cortile si è riempito di Volanti; sul posto anche il 118. «Sembrava una guerra. La macchina sbandava, ha rischiato di investire un papà con un bambino sul marciapiede. Noi eravamo terrorizzati, guardavamo la scena dalle finestre ma senza meravigliarci più di tanto, perché ogni giorno succede qualcosa». Parla Alessandra Maltese, tra gli inquilini che chiedono aiuto in questo caseggiato del Gallaratese messo in ginocchio da un mix di degrado, criminalità e occupazioni abusive: su 244 alloggi tra i civici 26 e 42, 80 sono invasi. Significa uno su tre. Venerdì nessuno è rimasto ferito. Ma tanto è bastato a riaccendere i riflettori su questa terra di nessuno, ribattezzata dai cittadini «un buco nero» nella città. Al civico 38 ci accolgono “i bosniaci”. In particolare Adem, 26enne che è costretto a spostarsi in carrozzina per i postumi di un incidente. «Tutto – racconta – è cominciato perché un romeno pensava che io avessi rivolto uno sguardo di troppo a sua moglie dal ballatoio. Infuriato, ha cominciato a picchiare la donna in cortile e io gli ho detto di smetterla. Lui se l’è presa con me. Allora sono sceso e mi sono ritrovato circondato da romeni, donne e uomini».

Ed è stato il caos. Mega rissa e telefonate incrociate: «Ci stanno minacciando con le pistole», la richiesta di aiuto dei romeni alle forze dell’ordine, come riportano alcuni testimoni. «Abbiamo visto persone con le pistole in pugno», rimarcano alcuni inquilini. Anche se di armi, a quanto pare, non ne sono state trovate. Mentre i bosniaci chiedevano manforte al fratello di Adem, Toni, 31 anni, che in quel momento era a Lorenteggio. Sarebbe stato lui a lanciarsi in cortile a tutta velocità, al volante di un’auto di grossa cilindrata, probabilmente una Bmw di colore bianco. «Sono “volato” da Lorenteggio a via Bolla. Volevo solo salvare mio fratello», riferisce al Giorno. Secondo la versione dei rivali, riportata da alcuni presenti, «l’auto era come impazzita, pareva volesse investire chiunque le capitasse a tiro». A placare gli animi è intervenuta la polizia. «Ma come si può vivere in queste condizioni? Venerdì il cortile era invaso da poliziotti con giubbotti antiproiettile, scudi e mitragliette. Ogni giorno ci domandiamo se ci sarà una rissa», sottolinea Nino, residente in via Bolla da 35 anni. «Urge una soluzione: prima era stato annunciato l’abbattimento delle case. Poi la vendita. Ora non sappiamo più niente e intanto viviamo in un ghetto pericoloso». Per Giuseppe Baccarino, pure lui inquilino “storico” basterebbe «ripulire le case dagli abusivi e riqualificarle».

«Una volta si viveva bene, adesso la vita in via Bolla è diventata impossibile. Ho chiesto il cambio di alloggio all’Aler ma non ho avuto ancora risposta. Vorrei andarmene», continua Maria Di Pilato. Come lei, tanti altri. Gli invalidi, in particolare, si sentono «prigionieri»: «Quando non funziona l’ascensore, e succede spesso, non possiamo uscire di casa. Ma questo è il problema minore. A casa mia – racconta Enzo, disabile – la donna delle pulizie non viene più: ha paura anche solo di entrare, in via Bolla».

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