Via alla terza dose per tutti i sanitari Rianimazioni come a inizio settembre

Da ieri anche chi non lavora per il servizio pubblico può prenotare il richiamo. Terapie intensive scese a 52

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di Giulia Bonezzi

Via alla terza dose di vaccino anti coronavirus per tutti i sanitari: ieri, a una settimana dalla partenza delle iniezioni “booster“ per gli ospedalieri che lavorano in prima linea sul fronte del Covid, il portale di Poste e il call center 800 894 545 hanno aperto le prenotazioni del richiamo, che si effettua al momento col solo Pfizer e sempre ad almeno sei mesi dall’ultima dose ricevuta, per tutti gli altri professionisti sanitari, inclusi i farmacisti e tutti coloro che non lavorano per la sanità pubblica, come i dentisti. Insomma il popolo della vecchia “fase 1-bis“: per loro la campagna in Lombardia era partita il 10 febbraio, erano stati la terza categoria destinataria degli allora scarsi vaccini dopo i lavoratori del servizio sanitario nazionale (inclusi quelli del privato accreditato, i medici e i pediatri di base) e gli ospiti e gli operatori delle Rsa (ai quali le terze dosi vengono iniettate da inizio ottobre), scavalcando di qualche giorno (anche a causa delle limitazioni allora in vigore sui diversi vaccini) persino gli ultraottantenni. Stavolta, invece, gli over 80 sono stati i primi ai quali è stata aperta, il 4 ottobre, l’iniezione-booster (sempre che siano trascorsi 180 giorni dall’ultima), perché la terza dose “addizionale“ riservata agli immunocompromessi dal 20 settembre è considerata parte del primo ciclo vaccinale (e infatti basta che siano passati 28 giorni).

La discrasia tra il via ai richiami per gli ospedalieri (che l’ultima iniezione antiCovid l’hanno avuta in gran parte tra gennaio e febbraio, cioè nove-otto mesi fa) e per i lavoratori del privato aveva provocato qualche mugugno tra i liberi professionisti, ma da ieri anche loro li possono prenotare nei centri vaccinali con una voce apposita sul portale di Poste e senza limiti d’età, grazie alla deroga ottenuta dalla Lombardia (si doveva partire dai sanitari over 60), "vista la priorità della salvaguardia dei pazienti". "L’indicazione – precisano dalla Direzione Welfare della Regione – riguarda tutti i cittadini che esercitano le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono le loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali". Al centro vaccinale dovranno "presentare l’autocertificazione di appartenere a questa categoria", spiegano dal Welfare ricordando che chi mente va incontro a sanzioni penali.

Ieri in Lombardia sono stati scoperti 112 nuovi casi di coronavirus (56 nel Milanese e 27 in città), con un tasso di positività dello 0,3% su 32.969 tamponi, frutto del rallentamento domenicale dei test che dopo l’estensione del green pass al lavoro in Lombardia hanno sfondato i centomila quotidiani. Un anno fa, quando non c’erano i vaccini, il 18 ottobre era domenica e si contavano gli esiti dei tamponi del sabato (un giorno “normale); un numero simile a quelli di ieri, 30.981. Solo che era positivo il 9,6%: in Lombardia si scoprivano 2.975 nuovi contagiati dal coronavirus, i ricoverati per Covid nei reparti erano 1.065 e già da qualche giorno aumentavano d’un centinaio quotidiano (quella domenica: +122); in terapia intensiva erano in 110, in aumento di 14 nonostante il virus avesse ucciso 21 persone in ventiquattr’ore. Ieri, di morti per Covid ne sono stati registrati 5, di ricoverati nei reparti ce n’erano 288 (uno meno del giorno prima) e in rianimazione 52: come domenica, e il numero più basso dallo scorso 3 settembre.

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