Banda Uno Bianca, il tribunale: "No al lavoro esterno al carcere per Fabio Savi"

Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha rigettato il reclamo del "lungo", in carcere a Bollate col fratello Roberto, co-fondatore insieme a lui del gruppo responsabile di 103 crimini

Fabio Savi e, dietro, il fratello Roberto

Fabio Savi e, dietro, il fratello Roberto

Milano, 27 gennaio 2023 -  Il tribunale di Sorveglianza di Milano ha rigettato il reclamo di Fabio Savi, negando quindi il lavoro esterno al carcere al capo dei killer della Banda della Uno bianca. La decisione è del collegio presieduto da Giovanna Di Rosa, giudice a latere Simone Luerti. Anche la Procura generale aveva chiesto di respingere il ricorso del detenuto, in carcere dal 1994 e negli ultimi anni a Bollate. I giudici non avrebbero riconosciuto come valido il percorso compiuto fin qui da Savi, anche sotto il profilo dei danni nei confronti delle vittime del gruppo criminale che tra il 1987 e il 1994 uccise 23 persone e ne ferì oltre 100.

Chi è 

Fabio Savi, classe 1960, il 'lungo' della banda della Uno Bianca è co-fondatore - assieme al fratello maggiore Roberto - della banda che tra il 1987 e il 1994 è ritenuta responsabile di 103 delitti, della morte di 24 persone e del ferimento di altre 114 fra l’Emilia Romagna e le Marche. È l’unico componente del gruppo criminale a non indossaere la divisa da poliziotto. Da giovane fece domanda per entrare in polizia ma fu bocciato per un difetto alla vista. Iniziò a lavorare fin da adolescente, con impieghi saltuari. Già allora si distinse per il suo carattere spavaldo e aggressivo. Secondo l’accusa, dei 103 crimini messi a segno dalla banda non ne perse uno, sempre in compagnia del fratello Roberto, arrestato prima di lui e con cui adesso condivide il carcere a Bollate.

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