Si chiamano Jacopo Munegato e Francesco Salerno. Sono due 25enni con disturbi dello spettro autistico. Jacopo abita a Segrate e Francesco a Monza. Insieme frequentano l’associazione sportiva per disabili Silvia Tremolada. Il loro sogno? Correre la maratona di New York. Perciò, oltre ad allenarsi, stanno raccogliendo fondi per finanziare il loro viaggio oltre Oceano. Come? Mettendo in mostra - e vendendo agli interessati - i quadri realizzati da Jacopo, con la sua vena creativa dal sapore astrattista. è nata così la coloratissima esposizione "42, 195 - Road to the New York Marathon", con un acrilico su tela per ognuno dei 42 chilometri della maratona. In realtà i quadri sono 43, per dare conto anche di quei 195 metri finali, ultima fatica dei podisti. Tra le opere realizzate ce ne sono alcune che riproducono lo skyline della Grande Mela. La mostra, che è già stata ospitata in contesti come la Sala consiliare di Vedano al Lambro e Palazzo Pirelli a Milano, resterà aperta ancora per oggi al Centro civico di Segrate, dove è stata inaugurata il 31 maggio. Poi approderà a Monza. Intanto, i due ragazzi non smettono di prepararsi per la loro avventura novembrina. "L’idea di andare a New York è venuta a Francesco, che ha coinvolto nel suo progetto anche mio figlio - racconta la mamma di Jacopo, Melania Bergamaschi, che a Segrate è presidente dell’Associazione per disabili “I Ragazzi di Robin” -. Francesco corre da più tempo, ma anche Jacopo, da un anno a questa parte, si sta allenando con determinazione.
Posto che l’obiettivo non è vincere, ma partecipare, una delle difficoltà potrebbe essere rappresentata dal “bagno di folla”: da qui la presenza dei volontari che affiancheranno i ragazzi. La raccolta fondi serve a pagare la trasferta a Jacopo e Francesco e il vitto ai volontari. Se avanzerà qualcosa, sarà devoluto all’Asd Silvia Tremolada". La partecipazione dei due atleti con autismo alla maratona più famosa del mondo riveste anche un valore simbolico. "Pur nella fatica che la disabilità comporta - dice mamma Melania -, può esserci una restituzione, perfino uno scatto di orgoglio. È questo il messaggio che si vuole lanciare: crederci e non mollare".