"Esci fuori, ti ammazzo". Poi la coltellata letale

Ucciso il sessantottenne Giuseppe Villa. Da anni il killer Tommaso Riva teneva in scacco il condominio tra debiti, danni e degrado

Gli agenti nella palazzina

Gli agenti nella palazzina

Milano, 1 luglio 2020 - «Esci fuori, ti ammazzo» . Ore 2.30 di ieri, scala C del complesso residenziale di via Trilussa 12, a Quarto Oggiaro. Tommaso Libero Riva, 46 anni, transessuale con precedenti per reati contro il patrimonio e atti osceni, bussa con veemenza alla porta del terzo piano: lì abitano il pensionato Giuseppe Alfredo Villa, 68 anni compiuti il 15 maggio e un passato da impiegato in una ditta di spedizioni di Como, e la moglie Franca, ex dipendente di una società assicurativa. I contrasti tra i due condòmini sono cosa nota nel palazzo, e peraltro Villa non è il solo a lamentarsi del vicino Riva, che abita al piano di sotto, nell’appartamento ereditato dal padre Cesare, noto scultore: praticamente tutti i residenti, una sessantina di famiglie in più edifici gemelli tirati su a fine anni Sessanta, hanno avuto loro malgrado a che fare con le sue intemperanze, con il suo essere dottor Jekyll di giorno ("Quando è lucido, ti tiene aperto il cancello e ti aiuta a portare la spesa") e mister Hyde di notte, con l’alcol a fare da detonatore. Quando gli altri inquilini sentono le urla di Riva che sale di corsa le scale, probabilmente pensano all’ennesima sfuriata che si concluderà con qualche vetro rotto e un paio di urlacci. E invece stavolta il quarantaseienne è armato di un grosso coltello da cucina: "L’ho visto dallo spioncino e ho chiamato il 112", racconterà il signor Nino del terzo piano. "Esci fuori, ti ammazzo", la minaccia a Villa, che con ogni probabilità l’ha rimbrottato ancora una volta per i rumori in piena notte battendo con i piedi sul pavimento.

Il pensionato apre la porta , e in un amen si ritrova a terra, col braccio sinistro squarciato da un fendente: crolla a terra in un lago di sangue (ne perderà circa tre litri sul pavimento). La moglie Franca, che nel frattempo si è svegliata, piomba sul pianerottolo e vede il marito a terra e Riva chinato su di lui che gli chiede scusa e promette di aiutarlo. Dura pochi secondi, poi il killer si rialza, scende al piano di sotto, conficca la lama in una scatola di cartone e si dirige verso l’uscita dello stabile. A quel punto, gli agenti della Volante Accursio bis, del commissariato Quarto Oggiaro, sono già a poche decine di metri dal civico 12 di via Trilussa: alle 2.40 incrociano Riva nel cortile e lo bloccano immediatamente. Sono attimi concitati, drammatici. Uno dei due poliziotti sale al terzo piano e trova Villa ancora cosciente: l’uomo pronuncia il nome del suo assassino, dice di fare attenzione perché è armato e poi tenta di rialzarsi, senza riuscirci. I soccorsi dei sanitari del 118 sono tempestivi quanto vani: "Franca, me ne sto andando", le ultime parole sussurrate alla moglie.

Trasportato in arresto cardiaco al Niguarda, viene dichiarato morto alle 3.40. I racconti della mattina dopo ripercorrono con amarezza i punti di una vicenda dal titolo scontato: "Una tragedia annunciata: perché nessuno ha fatto nulla? Perché non l’hanno mandato via?", il mantra tra le lacrime. Le testimonianze concordano: "Da solo ci ha tenuti in scacco per una vita". Le tapparelle del soggiorno lanciate dal balcone. Il maniglione dell’ingresso spaccato a calci. La porta di casa sempre aperta: "Aveva perso le chiavi e se l’era fatta forzare da un amico". Le spese condominiali mai pagate, debiti che hanno generato pure una causa per svariate decine di migliaia di euro, "più di 100mila" per qualcuno. Il continuo viavai nell’abitazione. Il baccano incessante. Le utenze di luce e gas staccate per morosità. Il degrado estremo. Un inferno quotidiano. Fino al folle raid di ieri notte.  

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