Twitter chiude gli uffici a Milano. Il futuro dei dipendenti è a rischio

Regione e sindacati sono impegnati nella ricerca di una soluzione

Via Camperio, sede degli uffici milanesi di Twitter

Via Camperio, sede degli uffici milanesi di Twitter

Milano, 12 novembre 2016 - Una notizia che era nell’aria ma che ora acquisisce tutti i crismi dell’ufficialità: Twitter ha chiuso i suoi uffici italiani, siti nel cuore di Milano in quella via Camperio a metà strada tra Cairoli e Cordusio. Dopo quasi otto anni di onorato servizio, dunque, il Bel Paese saluta il social network "che cinguetta".

La notizia non ha di certo colto impreparati, visto che la crisi che attanagliava Twitter prosegue ormai da diverso tempo: i sedici dipendenti dell’azienda, assieme al country manager Salvatore D’Ippolito, erano già stati allertati dell’andamento della situazione. Ora il dossier loro riguardante è finito sul tavolo di sindacati e Regione Lombardia, che vedranno come agire per trovare soluzioni alternative. All’orizzonte, però, di certo non si respira aria di sincero ottimismo. Perché questo è il peggior momento per il social network sin dalla sua nascita: la chiusura italiana infatti s’inserisce in un quadro più ampio di ristrutturazione avviato dalla compagnia a stelle e strisce da diverso tempo, che tra le altre cose comporterà un già annunciato licenziamento di circa 300 dipendenti. Sensibile riduzione di costi ed efficientamento organizzativo, questo il diktat che arriva dalla casa madre di San Francisco. Gli ultimi mesi, oltretutto, sono stati molto difficili per Twitter: perché da una parte ha dovuto fronteggiare l’agguerrita concorrenza e la rapida ascesa di altri social network, con Snapchat e Instagram a far da capofila; dall’altra ha fatto i conti con l’assenza concreta di compratori. Perché l’azienda è in vendita da settembre ma a turno le varie Disney, Salesforce e Google, dopo timidi interessamenti, si sono tirate indietro. Senza dimenticare alcune scelte della stessa azienda, come la messa in vendita di Vine dopo averne annunciato la chiusura. Un andamento che ha portato ovviamente conseguenze anche in Borsa, dove il titolo sul listino Nasdaq ha subito pesanti ricadute: dai circa 26 dollari di valore di metà ottobre siamo arrivati ora ai 18 dollari per azione. Senza dimenticare che da tempo rumors parlano anche dell’eliminazione di altre filiali internazionali, su tutte quelle in Germania e Olanda. Anche se al momento la conferma è arrivata solamente per l’ufficio italiano.

Da quando Jack Dorsey è tornato al timone dell’azienda, poco più di un anno fa, il titolo ha perso il 40%. Il rischio che l’azienda possa chiudere i battenti c’è ed è concreto. Che cosa accadrà ora ai dipendenti milanesi? Sindacati e Regione Lombardia stanno lavorando al loro futuro, anche se per ora certezze a riguardo non ce ne sono. Alcuni hanno già trovato un altro impiego, altri sono ancora in attesa. Di certo è un duro colpo per tutto il mondo dei social network ma anche per le aziende, che su Twitter investivano quotidianamente per attivare campagne di digital pr (un hashtag sponsorizzato costa 8.000 euro al giorno).

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