Milano deserta: pochi turisti e commercio in crisi. "Lockdown di fatto, servono i ristori"

Confcommercio denuncia il crollo dei consumi a gennaio: "Aziende a rischio"

Pochissimi i turisti a Milano

Pochissimi i turisti a Milano

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Milano - Le lancette dell’orologio tornano a un anno fa, quando a metà gennaio la Lombardia dalla zona arancione passava alla rossa. Pur senza le stesse restrizioni delle prime fasi della pandemia, la crescita dei contagi in un’emergenza sanitaria infinita sta svuotando le città lombarde, con la conseguente crisi nera per il commercio dopo le festività natalizie. Consumi stagnanti, negozi semivuoti, turisti assenti e una ripresa soffocata sul nascere. Le associazioni di categoria lanciano l’allarme e chiedono ammortizzatori sociali per scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro solo a Milano e ristori.

"I consumi sono in fortissimo calo in tutti i settori", spiega Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia. "Il rientro dalle festività per tanti imprenditori ha portato ad un drastico rallentamento della propria attività, evidentemente a causa dell’impennata dei contagi, ma anche alla ripresa diffusa dello smart working. Siamo, purtroppo, tornati in una situazione fortemente critica – prosegue – che speravamo di esserci lasciati alle spalle". Tutto il mondo che ruota attorno al turismo continua a soffrire, per una drastica riduzione dei flussi di italiani e stranieri accompagnata da un crollo delle prenotazioni nelle strutture ricettive delle città dove pesa anche la riprogrammazione di numerosi eventi fieristici; situazione difficile anche in montagna, nonostante il periodo clou delle settimane bianche. In generale però la frenata riguarda ogni settore: dalla ristorazione al commercio con i saldi che, dopo un avvio parzialmente confortante, procedono a rallentatore.

"Su tutto pesa una pesante cappa di timore e incertezza, un fattore psicologico che certo non invoglia a riappropriarsi della normalità e non incentiva i consumi", osserva Massoletti. "È evidente che l’unica strada per garantire una solida ripresa dell’attività economica e sociale sia quella di un messaggio che ristabilisca la fiducia, grazie al combinato disposto di una forte campagna vaccinale e consolidate e diffuse misure di sicurezza". Per i comparti più duramente colpiti, dal turismo, agli eventi, alle attività chiuse come le discoteche, alle piccole imprese della distribuzione "sono comunque necessari ristori, nonché moratorie creditizie e un nuovo ciclo di cassa integrazione". Confcommercio chiede "risorse aggiuntive" rispetto a quelle ora in campo, "esattamente come durante il lockdown perché, per tante attività del terziario di questo stiamo parlando: di un quasi lockdown di fatto". Contagi e isolamenti, inoltre, stanno mettendo in crisi aziende alle prese con un boom di dipendenti in malattia. Ditte che in alcuni casi, evidenzia la Cisl, rischiano anche di fermare o ridurre le attività per assenza di personale.  

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