"Stiamo fallendo". La base dei tassisti in rivolta

Corteo da Linate a Palazzo Lombardia: nel mirino Regione e sindacati. L’assessore Terzi: non ci sono soldi per compensare le perdite

Taxi

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Il volantino che circola sulle chat non promette nulla di buono: "Il taxi muore e con lui le sue famiglie: se dovremo morire, moriremo con onore". Un messaggio che dà l’idea dell’esasperazione di un’intera categoria, messa in ginocchio dalla pandemia, e che lascia presagire una protesta lunga, simile a quella che nel maggio 2014 portò a 5 giorni di blocco contro Uber. Ancora una volta, come già in passato, la mobilitazione sta viaggiando su due fronti. Quello ufficiale di sindacati e associazioni di categoria, che da mesi chiedono risposte a Regione e Comune e che continuano a denunciare il sostanziale disinteresse delle istituzioni per le auto bianche. E quello della base, che si muove senza capi e che improvvisa iniziative col tam tam sugli smartphone e il passaparola ai posteggi. Così, nel primo pomeriggio di ieri, un’assemblea-lampo al parcheggio di Linate ha portato alla decisione di muoversi in corteo verso Palazzo Lombardia: decine di macchine col clacson strombazzante (numeri non ufficiali parlavano di 200 al via) hanno attraversato la città per raggiungere via Gioia; dopo una breve sosta in via Filzi per dare solidarietà agli ambulanti, che a loro volta stavano urlando la loro rabbia ai piedi del Pirellone, i padroncini hanno posteggiato in via Galvani, a due passi dalle camionette della polizia, e si sono radunati davanti alla sede della Regione, assembrati ma con mascherine. "Ho fatto solo 13 euro in un giorno", la lamentela di un tassista. "Io zero", ha ribattuto un altro. "Io in quattro ore ho fatto due corse da 10 euro, mai visto". In effetti, i dati dei radiotaxi parlano chiaro: nel periodo di lockdown, la domanda di auto bianche si è ridotta del 95%, e la fase due non ha migliorato la situazione; basta fare un giro nei posteggi cittadini per notare lunghe code di veicoli fermi, ben oltre l’area consentita.

In piazza è emerso pure lo scollamento tra base e rappresentanza: "Lì dentro ci sono i sindacati che stanno trattando per demolirci", l’accusa. In realtà, non c’era nessun incontro in corso. Era in programma una videoconferenza il giorno prima, ma "la Regione l’ha fatta saltare poco prima dell’inizio mandandoci una mail, senza neppure indicare una nuova data", hanno fatto sapere i delegati; circostanza che ha spinto Tam, Unione Artigiani, Satam, Unica Cgil, Fit Cisl e Confcooperative a inviare una dura nota per ricordare agli interlocutori "il dovere di sostenere il servizio pubblico di trasporto" e per mettere in guardia da "possibili scenari incontrollabili", generati "dall’ennesimo rifiuto a utilizzare la concertazione e la programmazione negoziata". Negli stessi minuti, è scattato il blitz ordinato degli autonomi: un rappresentante è stato ricevuto per parlare a nome di tutti. "Al momento i margini dal punto di vista economico sono ridotti o nulli, se la loro unica richiesta è quella di compensare le perdite del settore con fondi regionali", ha chiarito in serata l’assessore alla Mobilità Claudia Terzi, che ha aggiunto che Palazzo Lombardia "fa già il massimo mettendo in campo bandi per supportare imprese e lavoratori autonomi". Parole indigeste per i tassisti. La sensazione è che le proteste continueranno: "Adesso basta".

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