Settimana corta, per tre scuole è già realtà: ecco dove a Milano e Bergamo

Partono Maxwell e Vittorio Veneto nel capoluogo meneghino, a Bergamo il Vittorio Emanuele. In provincia è un’abitudine per un istituto su due. Ma c’è chi si oppone

Studenti in una foto d'archivio

Studenti in una foto d'archivio

La prima settimana “corta“ del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano è appena cominciata ed è "scaturita da una riflessione, resasi ancora più urgente alla luce della ridefinizione delle risorse energetiche del nostro Paese", si legge nella delibera firmata dalla preside Patrizia Cocchi, mentre anche il tecnico Vittorio Emanuele II di Bergamo, per tagliare su luce e gas vira sui cinque giorni, tra le contestazioni e le minacce (Codacons in testa) di ricorsi al Tar. Dà l’addio per la prima volta al sabato anche l’istituto aeronautico Maxwell, "ma la decisione era stata presa un anno fa, per motivi didattici e organizzativi: si faceva anche più fatica a trovare il personale rispetto agli indirizzi articolati su cinque giorni", premette il dirigente Franco Tornaghi, alla guida anche del Settembrini, che aveva spalmato l’orario su cinque giorni già cinque anni fa. Prima del verdetto, in tutte le scuole, battaglie all’ultimo voto.

Perché il tema “settimana corta“ divide ormai da 10 anni. Fu la Provincia di Milano per prima, nel 2013, a invitare caldamente le scuole a stringere la settimana per contenere le spese: sui 34 milioni di euro per il riscaldamento, si stimava un risparmio del 5-6% . "Oggi ci avviamo verso un raddoppio delle spese – fa i conti Roberto Maviglia, delegato all’Edilizia scolastica per Città Metropolitana –. Solo da gennaio a luglio abbiamo speso 22 milioni". Ma mentre Regione Lombardia, con le dichiarazioni del governatore Attilio Fontana, sembra più propensa a spingere sui cinque giorni, l’ente che ha in carico gli edifici scolastici frena: "Di fronte a cifre così serve una misura straordinaria del governo oltre ai progetti che abbiamo in cantiere ma per i quali serve tempo. Rivedere l’orario non ci farebbe risparmiare molto: lasciamolo alla didattica. La risposta non è chiudere il sabato, serve solo a spostare l’attenzione", dice Maviglia.

A Milano città, tra le scuole superiori, sono rimaste una ventina di "roccaforti" aperte al sabato, licei in testa. Il Volta ci ha provato quattro volte negli ultimi anni, inutilmente. Il classico Berchet era riuscito a sdoganare una sola sezione del ginnasio su cinque giorni, ma con poche iscrizioni ha alzato bandiera bianca. Proposta bocciata al classico Beccaria, che non ha intenzione di rimetterla all’ordine del giorno. Il presidente dell’Associazione nazionale presidi di Milano, Mauro Zeni, che pure ha scelto la settimana corta dieci anni fa per il Tenca, avverte: "Basta chiedere alla scuola di fare da materasso. Si valuti caso per caso, ma non per una questione di costi, ma di didattica".

 

 

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