
Nelle fasi più critiche della pandemia sono stati la voce del numero verde 1500, aperto dal ministero della Salute per offrire ai cittadini informazioni e assistenza sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, anche su vaccini e green pass. Ora i lavoratori del colosso dei call center Almaviva Contact, che nella sede di Segrate conta 128 dipendenti con contratti full o part time, sono finiti in esubero. Il loro destino è legato alla scadenza dell’appalto con il ministero, fissata per il 31 ottobre, e alla nuova gara per riassegnarlo. Un braccio di ferro che riguarda l’applicazione della clausola sociale, che impone alle imprese che subentrano negli appalti di riassorbire alle stesse condizioni tutto il personale precedentemente impiegato. Intanto Almaviva Contact ha annunciato la volontà di dismettere l’attività di call center nelle sedi di Segrate, Napoli, Palermo, Rende e Catania, firmando con i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl Uilcom-Uil e Ugl-Tlc
un accordo che mette sul tavolo incentivi da novemila a 12mila euro lordi per i 750 dipendenti in esubero (quasi tutti addetti alla commessa del ministero della Salute) che decideranno volontariamente di lasciare l’azienda. Una dismissione contro la quale i lavoratori stanno dando battaglia. Nei giorni scorsi si è tenuta un’assemblea congiunta fra i lavoratori del collettivo Alma Workers Milano e i colleghi di Catania, durante la quale sono state poste le basi per una mobilitazione comune. "La responsabilità di quanto sta accadendo – spiegano – non può essere circoscritta ad Almaviva ma coinvolge in pieno anche il ministero della Salute. E di questo dovrà rendere conto. ll ministero, rendendosi di fatto complice dei licenziamenti, non ha infatti comunicato proroghe malgrado la pandemia sia tutt’altro che definitivamente sconfitta, e la commessa scadrà quindi il 31 ottobre 2022, come se il diritto al reddito e al lavoro non sia anch’esso di “pubblica utilità” come il numero attivato per l’emergenza sanitaria innescata dalla pandemia. Le lavoratrici e i lavoratori di Almaviva Contact sono dunque messi alla porta dopo anni di sfruttamento testimoniato anche da decine di sentenze che hanno accertato il sistematico sotto-inquadramento dei lavoratori da parte della società".
Gli operatori del call center, assistiti dall’avvocato Massimo Laratro, "non staranno a guardare attendendo la lettera di licenziamento". Punta il dito contro il ministero anche il segretario di Ugl Telecomunicazioni Stefano Conti, che chiede una proroga dell’appalto: "Dopo aver svolto un servizio fondamentale per la cittadinanza durante il periodo della pandemia, sembra che il committente pubblico si sia dimenticato del loro destino lavorativo che, al momento, dopo una laconica comunicazione istituzionale di qualche mese fa relativa alla procedura di gara, non vede all’orizzonte un percorso chiaro e definito". La tegola ministeriale è solo l’ultima picconata sul colosso dei call center, che negli anni ha perso commesse e "clienti di dimensione significativa" come Sky, Wind, ItaAlitalia o Tim, e ha collezionato ricorsi da parte dei lavoratori. Nei documenti messi sul tavolo del ministero parla di un "calo del fatturato complessivo pari al 64,9%" nell’arco degli ultimi dieci anni.
Andrea Gianni