DIANDREA GIANNI
Cronaca

Scalarini, un tesoro di carta salvato dal nipote

Ferdinando Levi, 88 anni, ha recuperato migliaia di disegni. Viaggio da Ustica a Berlino, sulle orme dell’illustratore perseguitato dai fascisti

di Andrea Gianni

I ricordi che riemergono da un lontanissimo passato, nella Milano del ventennio fascista e del primo dopoguerra. La casa in via Cadore e il grande tavolo che Giuseppe Scalarini usava per lavorare, mentre contemporaneamente la moglie preparava il pranzo e i nipotini facevano i compiti. Un fucile giocattolo sequestrato ai bambini dal grande disegnatore, antimilitarista da sempre, che aveva vissuto sulla sua pelle la violenza del regime fascista. Ferdinando Levi Scalarini, 88 anni, uno dei nipoti del giornalista e illustratore morto a Milano il 30 dicembre 1948, protegge come un tesoro i ricordi del nonno. Alla sua figura ha dedicato gli anni della pensione, spesi nell’immane e certosino tentativo di ricomporre l’opera omnia con un viaggio con lo ha portato nei luoghi dove Giuseppe Scalarini ha vissuto. Da Ustica, isola dove fu messo al confino, a Berlino. Disegni originali e copie recuperate da archivi di giornali che non esistono più, articoli, certificati, lettere a Mussolini, foto, pensieri messi nero su bianco a Ustica.

"Il nonno ha collaborato con moltissime testate – racconta – nella sua vita ha realizzato oltre 13mila disegni, divisi fra gli eredi alla sua morte. A casa ho 35 contenitori pieni di materiale". Ferdinando Levi ha curato la recente pubblicazione de “Il confinato-Diario illustrato di Giuseppe Scalarini“ (Edizioni Fondazione Anna Kuliscioff), testimonianza di una persecuzione accompagnata da disegni e foto. Quella di Giuseppe Scalarini, mantovano di nascita e milanese d’adozione, uno dei padri della vignetta satirica politica, è infatti una storia segnata anche da censure e sofferenze. Antimilitarista e socialista, fu picchiato dalle camicie nere, arrestato e mandato al confino fra Lampedusa e Ustica, privato del lavoro e ridotto in povertà. "A Milano vivevamo tutti insieme in via Cadore – racconta il nipote – e nonostante le difficoltà economiche lui aveva una forza incredibile. Amava camminare, ricordo che anche poco prima di morire aveva fatto tutto il giro della circonvallazione interna". Negli anni ’50 il nipote, terminati gli studi, partì per l’Africa per lavorare come topografo. Ha vissuto per anni all’estero e negli anni ’90, una volta in pensione, ha iniziato il grande lavoro di recupero dell’opera del nonno. "C’è un grande buco nero – spiega – perché gli fu impedito di documentare eventi come la guerra di Spagna, il nazismo, la seconda guerra mondiale". Una delle sue vignette rappresenta “Gli Stati uniti d’Europa che spazzeranno via i confini, focolai di guerre“. Aveva immaginato l’Unione Europea. "Non voglio che il patrimonio finisca in un cassetto – conclude il nipote – mi piacerebbe affidarlo a qualcuno in grado di valorizzarlo".