di Andrea Gianni
Per accelerare la riapertura degli incontri fra familiari e anziani nelle Rsa è dovuto intervenire il ministero della Salute, attraverso una circolare dello scorso 10 giugno, mettendo nero su bianco che "il dettame normativo riconosce il diritto alla continuità delle visite di familiari e visitatori, con cadenza giornaliera, consentendo loro anche di prestare assistenza quotidiana". Il rischio, infatti, è quello che la limitazione dei contatti e delle relazioni favorisca "l’ulteriore decadimento psicoemotivo" e il "peggioramento di patologie". Prescrizioni che in alcune delle Rsa lombarde vengono applicate, tuttora, solo in parte e con piccolissimi passi avanti. Alcune hanno continuato a consentire gli incontri solo dietro barriere o nelle “stanze degli abbracci“, altre applicano orari rigidi e una stretta sorveglianza durante le visite, anche quando la presenza di ampi spazi all’aperto consentirebbe di allargare le maglie. E un ritorno alla normalità nella case di riposo, in condizioni di sicurezza per i ricoverati, è un obiettivo ancora da raggiungere, nonostante la massiccia campagna vaccinale nelle strutture dove all’inizio della pandemia sono dilagati i contagi. A denunciare la situazione sono i volontari milanesi della Comunità di Sant’Egidio, che da anni portano avanti progetti nelle residenze per anziani. Le strutture restano in una "eterna zona rossa", mentre all’esterno si è quasi tornati a una vita normale. "Comprendiamo che la prudenza è necessaria, ma gli anziani hanno bisogno di relazioni", spiega Maria Luisa Cito, uno dei responsabili milanesi della Comunità.
"Diverse strutture si stanno muovendo in una logica difensiva – prosegue – e per evitare problemi applicano ancora pesanti restrizioni sulle visite". Visite che, come specifica la circolare del ministero inviata alle strutture, devono comunque rispettare le prescrizioni anti-Covid: Green pass, tampone negativo e mascherina Ffp2. "Soltanto nel marzo 2022 le visite nelle Rsa sono state rese nuovamente possibili – sottolinea Riccardo Mauri, della Comunità di Sant’Egidio – ma in molte strutture le direttive ministeriali sono rimaste disattese o applicate solo parzialmente, passando in secondo piano rispetto alle disposizioni delle direzioni sanitarie". Un appello alla riapertura lanciato anche dall’associazione Felicita, che riunisce i familiari. "Questo isolamento ha provocato danni enormi – spiega Laura Aspromonte, vicepresidente – e gli anziani in alcuni casi si sono lasciati morire di solitudine". Gli allarmi sulla "violazione dei diritti" sono rimasti, in alcune strutture, ancora inascoltati.
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