Ristoranti, zona arancio e umore nero

Dall’inatteso stop a Natale al flop delivery, alla riapertura per pranzo: "E ora ci tocca di nuovo chiudere"

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SETTIMO MILANESE

di Roberta Rampini

"Aperture, chiusure, cambi di date e colori, ci stanno mettendo in croce. Il problema sanitario c’è, bisogna bloccare contagi e morti, ma il settore della ristorazione non può andare avanti in questo modo". Rabbia ma anche non rassegnazione. Nel cassetto ha un progetto di ristrutturazione del locale, i lavori sarebbero dovuti partire in primavera ma ora sono in standby, "come faccio ad investire e rilanciare l’attività in questo contesto? Aspetto tempi migliori che sicuramente verranno".

È Cristian Magri titolare dell’omonimo ristorante a Settimo Milanese, uno chalet di montagna ma in pianura, con un giardino molto curato, una veranda e un orto dove coltiva erbe aromatiche e verdure. Situato accanto al laghetto artificiale di pesca sportiva in fondo alla via Meriggia. Anche lui da mesi devi fare i conti con Dpcm ma soprattutto cambi di rotta repentini da parte del Governo, "quando ci hanno detto che potevamo tenere aperto nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno, avevo preparato menù e fatto gli acquisti della materia prima, tutti prodotti italiani per dare una mano alla nostra filiera. Poi hanno modificato la decisione e ho dovuto ripiegare solo sul delivery, ma è stato un flop, basti pensare che nel 2019 per il pranzo del 25 dicembre avevo fatto 80 coperti, nel 2020 ho fatto 20 delivery - racconta lo chef - ora viviamo alla giornata. Oggi siamo gialli (ieri, ndr) sono aperto a pranzo, faccio l’asporto, ma con pochissimi clienti e spese fisse da pagare". Domani e dopo tutta Italia torna arancione e la Lombardia resterà così anche settimana prossima. Tradotto: "Ci tocca di nuovo chiudere".

Il ristoratore dopo il primo lockdown di marzo, ha riaperto nel rispetto di tutte le normative vigenti per garantire sicurezza ai clienti, da 130 a 60 coperti per garantire il distanziamento tra i tavoli, massimo quattro persone a tavolo, ha acquistato igienizzanti, sanificatori e spray per debellare i virus, "alla ripresa abbiamo lavorato abbastanza bene, nella gente c’era ancora la paura del contagio ma anche la voglia di uscire. Quando sono tornato dalle vacanze a settembre pensavo ad una ripresa con il botto e invece ci siamo ritrovati ancora nella stessa situazione - spiega Magri - prima solo pranzo, poi chiusura totale, poi possibilità di asporto e delivery e ora si richiude". Nel frattempo lo chef ha fatto un menù dedicato all’asporto con piatti gustosi ma semplici da rigenerare anche nella cucina di casa, tra questi anche la cassouela che si può scaldare con facilità a bagnomaria a casa e altri piatti della tradizione italiana.

Anche ieri mattina lo chef ha aperto il ristorante, pronto ad accogliere chi abita nel quartiere e vuole fare la colazione e clienti per pranzo o per il Delivery. La crisi che il settore della ristorazione sta vivendo tuttavia non gli ha tolto la voglia di guardare con fiducia al futuro, "ho aperto questo ristorante ad agosto 2011, quest’anno sono dieci anni di attività e mi piacerebbe festeggiare", conclude, mentre ci racconta dei progetti per sistemare il terrazzo e l’area verde che circonda il suo ristorante.

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