Rifiuti, incendi sospetti in Lombardia: l'ombra dell'accordo tra 'ndrangheta e camorra

Almeno 20 i casi nel mirino, spesso per prevenire un blitz delle forze dell'ordine

Un incendio di rifiuti

Un incendio di rifiuti

Milano, 30 novembre 2018 - Il blocco della Cina all’importazione dei materiali di scarto in plastica «meno nobili» destinati allo smaltimento, che ora restano in un limbo, senza sbocchi. Gli interessi delle organizzazioni criminali, che da anni fanno affari con traffici illeciti di rifiuti anche sulla rotta che parte da Sud per arrivare nelle regioni del Nord. E una “zona grigia” di imprenditori senza scrupoli, disposti a chiudere gli occhi sulla destinazione finale degli scarti, per abbattere i costi e massimizzare i profitti. Un mix di fattori che ha reso la Lombardia la nuova “terra dei fuochi”, con depositi abusivi, roghi e allarme per gli effetti sulla salute.

Una mappa con 20 incendi che hanno interessato impianti di rifiuti in Lombardia, per rimanere agli episodi degli ultimi mesi, al centro di inchieste delle Procure. Tra il 2014 e il 2017 sono divampati 261 incendi in depositi di rifiuti e discariche italiane: il 46% sono avvenuti al Nord. Solo in provincia di Pavia sono 209 i siti potenzialmente a rischio, dove è possibile che siano svolte in modo abusivo attività di stoccaggio di rifiuti, secondo quanto è emerso da una rilevazione condotta dalla Prefettura dopo il rogo che si è verificato lo scorso 3 gennaio in un capannone a Corteolona. E le indagini dei carabinieri forestali di Milano e Pavia, che hanno portato a sei arresti, hanno consentito di ricostruire uno spaccato del sistema criminale, fotografando un modus operandi.

Un intermediario si rivolge a imprenditori che hanno bisogno di liberarsi dei rifiuti, mettendoli in contatto con chi si occupa dello smaltimento a basso costo. Gli scarti vengono stoccati in capannoni fino a quando scoppia l’incendio, spesso prevenendo un blitz delle forze dell’ordine. In questo modo i rifiuti vengono resi non tracciabili, impedendo di risalire all’origine. In altri casi, invece di essere trattati, i rifiuti vengono inviati direttamente agli inceneritori con documentazioni false. E la “terra dei fuochi” è arrivata fino a Milano, con il rogo del capannone a Quarto Oggiaro, in via Chiasserini, stipato di ecoballe di rifiuti che hanno sprigionato diossine nell’aria.

Un cambio sospetto di amministratore societario, fiamme che hanno anticipato un sopralluogo, la matassa ingarbugliata delle autorizzazioni dopo la cessione del ramo d’azienda da Ipb srl a Ipb Italia.Tessere di un mosaico che la Procura di Milano sta cercando di ricostruire, anche attraverso gli accertamenti affidati all’ingegnere Massimo Bardazza, consulente degli inquirenti. Finora, dietro i roghi che hanno colpito i territori lombardi, non è emersa un’unica regia o un’azione diretta della ‘ndrangheta, ma gli interessi delle cosche potrebbero collocarsi a un livello più alto, nella filiera che porta a movimentare tonnellate di rifiuti da Sud verso Nord. Il capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, durante un incontro organizzato dagli studenti della Bocconi ha ipotizzato un’alleanza tra clan calabresi e camorra, per spartirsi un business che garantisce profitti milionari.

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