Rider, sportelli vuoti e diffidenza: sindacalisti in strada

La Cgil cambia strategia: usciamo dagli uffici

Rider a Milano

Rider a Milano

Milano, 17 luglio 2019 - Pedalano per le strade nelle ore più calde, si affollano davanti a ristoranti e fast food in attesa di cibo da caricare sui cassoni, facendo rotta in bicicletta verso case e uffici. A Milano sono in gran parte stranieri, a volte arrivati da poco in Italia, diffidenti e difficili da “agganciare” e organizzare a livello sindacale, anche perché possono essere lasciati a casa nel tempo di un clic, perdendo quel lavoro che consente loro di raccogliere soldi da mandare in patria. Per questo in pochi si presentano spontaneamente negli sportelli aperti tempo fa, quando è scoppiato il “caso rider”, da sindacati, associazioni e dal Comune di Milano, con l’obiettivo di offrire loro consulenza su tutele, contratti e diritti.

«Andremo noi nelle piazze - spiega Emanuele Barosselli, segretario della Filt-Cgil Lombardia - con una campagna informativa rivolta a persone che con queste condizioni di lavoro rischiano di rimanere emarginate a vita». L’iniziativa milanese fa parte della campagna “No easy riders” promossa per la prima volta dalla Cgil in otto città italiane: oltre a Milano Bari, Bologna, Firenze, Napoli, Palermo, Roma e Torino. Ieri hanno pianificato la strategia sotto la Madonnina rappresentanti Filt, Filcams e Nidil - le sigle che si occupano rispettivamente di trasporti, commercio e lavori atipici, tra cui quelli della cosiddetta gig economy - durante un incontro a margine dell’attivo unitario sullo sciopero dei trasporti del 24 e 26 luglio.

Gruppi di sindacalisti, a partire da settembre, andranno sotto gli uffici, davanti ai ristoranti e nelle zone delle movida, per parlare con i rider e distribuire volantini e braccialetti di sicurezza ad alta visibilità, da indossare al calar del sole. In parallelo potrebbero scattare vertenze pilota per spostare la battaglia in Tribunale, dopo la sentenza della Corte d’Appello di Torino che ha accolto in parte il ricorso di 5 rider della multinazionale tedesca Foodora sancendo il diritto ad avere una somma calcolata sulla retribuzione stabilita per dipendenti del contratto collettivo logistica-trasporto merci. Quindi con tredicesima, ferie e malattie pagate. Altre vittorie giudiziarie sul piano della retribuzione potrebbero essere un grimaldello per andare verso «la stabilizzazione del rapporto di lavoro» dei ciclofattorini, che potrebbero avere un trattamento analogo a quello, ad esempio, dei corrieri su quattro ruote. «Per noi - afferma la Cgil - è chiarissimo che queste prestazioni lavorative sono a carattere dipendente, è quindi fondamentale che rientrino nei contratti collettivi nazionali, a partire da quello della logistica». L’obiettivo è quello di fare in modo che una fetta sempre più grande di lavoratori non resti tagliata fuori da tutele minime: retribuzione equa, diritto al riposo, alla previdenza, alla salute e alla sicurezza.

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