Recessione: rigidità o flessibilità?

Riccardo

Riccardi

inflazione è quel fenomeno che si crea quando i prezzi salgono per il surriscaldamento della economia. Per evitare un aumento eccessivo del costo della vita ed il deprezzamento della moneta si ricorre alla restrizione creditizia con il conseguente aumento dei tassi. L’inflazione che sta colpendo tutto il mondo è, ad eccezione degli USA, di natura diversa. Dipende dall’esagerato rialzo dei prodotti energetici con quanto ne consegue. Il governo politico che a breve sostituirà quello tecnico di Draghi rischia di trovarsi impantanato in un ciclo economico che vede la concomitanza dei due fenomeni di stagnazione (recessione) e di inflazione. L’esecutivo inoltre dovrà convivere con un debito pubblico monstre aumentato a 2.744 mdl di €. La BCE non comprerà più i titoli di debito degli Stati membri e potrebbe iniziare la riduzione del bilancio vendendo obbligazioni acquistate in precedenza nei diversi programmi di sostegno. Il mercato è conscio che il debito italiano è compatibile. Paga, regolarmente a scadenza, gli interessi ma ha la necessità di emettere nuovi BTP in sostituzione di quelli in scadenza. Ma a che tasso? E quale sarà l’andamento dello spread, al momento più alto di Spagna e Portogallo? La BCE ha introdotto un sistema anti-spread per proteggere tutti i Paesi dell’area Euro. Si chiama TPI strumento per contrastare il funzionamento disordinato dei mercati. Lo scudo si attiva se vengono rispettate le regole fiscali europee. Altrimenti si rischia di perdere la protezione, che entra in vigore dopo un’analisi fatta dalla Commissione. Fermo restando che è sempre corretto operare nell’ambito di quanto regolamentato, ci poniamo una domanda. Nel caso aumentassero i rischi di recessione importata, la Commissione userà flessibilità ovvero la rigidità dei falchi? Intanto che dire dello atteggiamento teutonico per quanto riguarda l’affaire del tetto sul prezzo del gas?