Tragedia a Pioltello, c’è la prova del disastro annunciato

La rotaia del deragliamento era in condizioni pessime

 Un ferito appena estratto dal convoglio

Un ferito appena estratto dal convoglio

Milano, 6 luglio 2018 - Perdeva letteralmente i pezzi. Ecco com’era ridotto il binario, vecchio una decina d’anni, sul quale il treno Cremona-Milano delle 6 e 25 deragliò dopo la stazione di Pioltello lo scorso 25 gennaio, causando tre morti e una cinquantina di feriti. Ieri i consulenti tecnici della Procura e delle difese - gli indagati di Rete ferroviaria italiana e Trenord per disastro e omicidio plurino colposo sono in tutto otto - hanno finalmente esaminato quel tratto di rotaia ribattezzato da subito «punto zero», completato da un giunto, sorretto da una zeppa di legno e coperto dalle ganasce. Tolta ogni protezione, risulta evidente che quella rotaia ha perso i pezzi. Un frammento di 23 centimetri si staccò la mattina del disastro e già ad occhio nudo sembra potersi intuire il perché. Quel tratto di binario, stando alle indagini messo dov’era circa un decennio prima, appare decisamente in cattivo stato. Saranno gli investigatori, sulla base delle relazioni scritte dei consulenti tecnici, ad individuare chi - all’interno di Rfi, società responsabile della manutenzione dell’intera rete nazionale - avesse il compito di intervenire su quel tratto di percorso e provvedere alla necessaria sostituzione del binario decisamente usurato dal tempo.

Nel frattempo, gli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano sono anche riusciti, pur con molti sforzi e abbondante uso di acidi e anticalcare, a leggere tutte le lettere e cifre impresse sul famoso giunto che qualcuno usò nel tentativo di mettere una pezza alla situazione. Il problema è che quel numero, finalmente riemerso, non rimanda per ora ad alcun documento che permetta di risalire all’azienda che fabbricò il giunto. Per questo gli inquirenti hanno consegnato a Rfi un invito formale affinché risalgano loro al costruttore, interno alla società stessa o incaricato di azienda esterna che sia. Trovato l’autore, dovrebbe essere più semplice individuare chi diede l’ordine di agire in quel modo, peraltro non previsto dai protocolli.

Ieri, nell’ambito dell’ultima e decisiva fase degli accertamenti «non ripetibili» della super consulenza, è stato per l’appunto tagliato e aperto il giunto (anche ripulito dalle ossidazioni) e i vari esperti (compresi quelli delle parti offese) lo hanno ispezionato, scattando e archiviando numerose fotografie. A settembre saranno poi completate altre analisi e dovrà essere aperto e visionato il giunto “gemello”, ossia quello presente in parallelo sull’altra rotaia del binario. Attività che consentirà poi agli investigatori di comparare i rilievi con quelli effettuati sulla giuntura in cattivo stato.Non sembrano esserci dubbi, ad ogni modo, che la causa del deragliamento sia stata proprio la rottura del binario sul «punto zero». È vero che la difesa Rfi sostiene di aver trovato sulla rotaia traccia di una possibile uscita della ruota del treno in un punto precedente (seguita evidentemente da un improbabile rientro sul binario prima del definitivo deragliamento). Ma per i consulenti della Procura si tratterebbe solo di una traccia di sporco accumulato in quel preciso punto.

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