Piazzale Libia, primi rientri tra i 54 inquilini: "Che emozione, a casa dopo 17 giorni"

Il palazzo danneggiato dall'esplosione lo scorso 12 settembre

Alcuni residenti rientrano nel palazzo dopo il via libera all'agibilità

Alcuni residenti rientrano nel palazzo dopo il via libera all'agibilità

Milano, 30 settembre 2020 - Resta ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Niguarda Adam Serdiuchenko, il ventinovenne ucraino residente nel monolocale al piano terra di piazzale Libia 20 dal quale lo scorso 12 settembre è partita l’esplosione che ha sventrato la parte bassa dello stabile di nove piani in zona Porta Romana. Le condizioni dell’uomo, responsabile di sala al Martini Bistrot di corso Venezia, rimangono gravi: le ustioni riportate hanno reso necessari innesti cutanei e trattamenti per la pulizia delle ferite.

Intanto, mentre proseguono le indagini per fare luce sull’accaduto (una settimana fa è emerso che il tubo della cucina a gas dell’appartamento era staccato dal rubinetto), alcune famiglie hanno fatto ritorno nel condominio: dopo l’esplosione, tutti e 37 gli alloggi erano stati dichiarati inagibili, di conseguenza i residenti (54 persone, di cui 49 in casa al momento dello scoppio) hanno dovuto cercare soluzioni alternative. Qualcuno si è appoggiato a familiari e amici, in 23 si sono diretti a residence della zona, trovati grazie a Comune e amministrazione del condominio. Nelle ultime settimane il lavoro di squadra per un ritorno alla normalità, ancora lontano considerando che la porzione bassa della palazzina resta off-limits e che diverse finestre presentano tuttora tavole di legno al posto dei vetri, è proseguito. "Siamo a casa da domenica", dice una donna entrando dal portone nuovo, forse ancora provvisorio in un’area che pare di cantiere ma comunque una barriera che protegge lo stabile. Alcuni devono prendere dimestichezza con la nuova serratura "che fa i capricci", sottolinea un ragazzo.

Il giorno del disastro, le famiglie avevano potuto raccogliere l’essenziale salendo nelle rispettive case accompagnate dai vigili del fuoco. Nei giorni successivi erano state organizzate altre visite, a rotazione, sempre per recuperare oggetti personali. «Finché la settimana scorsa - spiega un residente - è stata decretata l’agibilità del palazzo. Quindi è possibile rientrare, solo che manca ancora la fornitura del gas. Venerdì e sabato siamo stati convocati uno per volta per la prova della tenuta delle tubature nei singoli alloggi. Per riavere la fornitura bisognerà però aspettare una ventina di giorni". Così qualcuno è ancora fuori casa, non potendo cucinare né utilizzare l’acqua calda, altri invece hanno preferito tornare tra le mura domestiche nonostante il disagio. "Io sono dai miei genitori", racconta Paolo Germani, che quel sabato mattina aveva soccorso Adam Serdiuchenko. Anche perché la permanenza nel residence "stava diventando una spesa. Non sappiamo ancora chi ci rimborserà, bisognerà aspettare la fine delle indagini" e l’accertamento delle responsabilità.

"La mia compagna, all’ottavo mese di gravidanza, intanto è rientrata in casa per qualche ora, per preparare la valigia per il parto. Dal 12 settembre non ci aveva più messo piede". Come Ludovica, che ieri era emozionata "perché sto tornando qui dopo 17 giorni. Alcuni familiari sono già qui... Non hanno acqua calda ma possono usare il forno per cucinare". All’ingresso arriva anche un papà con il suo bambino: "Siamo rientrati nel weekend. Ci arrangiamo, noi fortunatamente abbiamo il boiler elettrico per l’acqua calda". Una vicina aggiunge: "Per mangiare, possiamo andare fuori. E teniamo le mozzarelle nel frigo. Vale la pena pazientare ancora qualche giorno per riavere le nostre comodità: essere di nuovo a casa è la cosa più importante".  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro