Milano, picchiato a morte negli uffici Polfer: "Un maxi risarcimento al Viminale"

Condannati per l’omicidio di un clochard, D’Aguanno e Romitaggio devono versare 426mila euro al Ministero

L’ex agente della Polfer Emiliano D’Aguanno il giorno dell’arresto in Colombia

L’ex agente della Polfer Emiliano D’Aguanno il giorno dell’arresto in Colombia

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Un "pestaggio debordante e selvaggio", lo definì il sostituto procuratore generale della Cassazione Pasquale Fimiani. Fatale al cinquantottenne Giuseppe Turrisi, clochard che passava le giornate in Centrale e le notti al dormitorio di viale Ortles, fu un calcio sferrato con un anfibio, che gli provocò la rottura della milza e un versamento di sangue nell’addome. Per la sua morte, avvenuta la sera del 6 ottobre 2008, sono stati condannati in via definitiva a 12 anni di reclusione gli ex agenti della Polfer Domenico Romitaggio ed Emiliano D’Aguanno, entrambi riconosciuti colpevoli di omicidio preterintenzionale: indagini e sentenze hanno stabilito che i poliziotti lo picchiarono a morte perché avevano "astio" nei suoi confronti per un precedente battibecco.

Come accertato all’epoca dalle immagini delle telecamere, Turrisi entrò con le sue gambe negli uffici della polizia ferroviaria e ne uscì in barella ormai in fin di vita, dopo trentacinque interminabili minuti. Romitaggio si consegnò il giorno dopo la sentenza della Suprema Corte. D’Aguanno, invece, sparì a pochi giorni dall’ultimo pronunciamento dei giudici, nel settembre del 2014, imbarcandosi su un volo Milano-Buenos Aires con scalo a Madrid, per poi raggiungere la Colombia via Ecuador. I segugi della Squadra mobile scovarono il quarantenne di origini romane due anni dopo, nell’ottobre del 2016, a valle di un’indagine lunga e certosina: viveva in un monolocale a Bogotà, si era iscritto a un campionato universitario di calcio (a tradirlo fu la scheda con foto e generalità sul sito di un torneo) e sognava di aprire un’agenzia viaggi.

A poco meno di cinque anni da quel blitz in Sudamerica, ecco la stangata della Corte dei Conti per i due ex agenti: Romitaggio e D’Aguanno sono stati condannati a risarcire 426mila euro al Ministero dell’Interno. Vale a dire i soldi che il Viminale ha già versato ai familiari della vittima, come stabilito dal verdetto d’Appello a Milano e da un’altra sentenza del Tribunale di Bologna: 150mila euro a testa ai due figli di Turrisi, 25mila al fratello e 59.301,94 euro a un altro parente del cinquantottenne. Il 15 setembre 2014, l’ufficio per l’amministrazione generale del Dipartimento di pubblica sicurezza ha autorizzato la liquidazione delle somme "quantificate a titolo di risarcimento danni" con tre ordini di pagamento della Tesoreria dello Stato di Milano; nel conto sono state incluse anche le spese di giudizio di primo e secondo grado, pari a 39.808,60 euro. Totale: 426.610,53 euro.

Gli atti di citazione sono stati consegnati alle curatrici speciali di Romitaggio e D’Aguanno, due funzionarie dei Servizi sociali del Comune, visto che gli ex agenti sono interdetti legalmente durante l’esecuzione della pena. Nessuno dei due si è costituito in giudizio, e di conseguenza c’è stato ben poco da discutere: le richieste del pm Marcella Tommasini sono state accolte in pieno."Nessun dubbio – si legge nelle motivazioni del collegio presieduto da Antonio Marco Canu – può sussistere né sulla sussistenza del nesso di causalità tra le condotte criminose contestate e l’esborso affrontato dal Ministero dell’Interno a titolo risarcitorio né sull’elemento soggettivo del dolo, vista la coscienza e volontarietà dell’insensato pestaggio".

 

 

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