Parchi e giardini a MM per 25 anni Alt dei giudici alla rivoluzione verde

Nel 2022 la Giunta ha deciso di "internalizzare" la cura del patrimonio comunale per 16 milioni all’anno. Ora il Tar ha annullato i provvedimenti di Giunta e Consiglio: accolto il ricorso delle aziende del settore

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di Nicola Palma

I giudici del Tar hanno annullato i provvedimenti che tra 2021 e 2022 hanno affidato a Metropolitana Milanese la gestione integrata del patrimonio verde della città. Il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso presentato da dodici aziende del settore e dall’Associazione italiana costruttori del verde (Assoverde): le motivazioni della sentenza verranno rese note in un secondo momento, ma nel dispositivo si anticipa che Palazzo Marino e MM hanno perso la battaglia legale e che dovranno anche pagare 13mila euro di spese di lite. L’effetto immediato del verdetto è lo stop delle due delibere-chiave: quella del Consiglio comunale che il 20 luglio 2021 ha approvato la modifica dell’articolo 4.1 dello statuto dell’ex municipalizzata (inserendo anche il verde pubblico nell’oggetto sociale) e le linee di indirizzo "finalizzate al successivo affidamento a MM spa della gestione del patrimonio a verde del Comune di Milano"; e quella della Giunta Sala, datata 8 luglio 2022, che ha dato il via libera allo schema di contratto.

Per chi non lo ricordi, tre anni fa, Palazzo Marino ha iniziato a ragionare sulla possibilità di superare il modello del "global service" per la gestione del verde e di "internalizzare" l’attività per un periodo medio-lungo. Poi l’idea si è pian piano concretizzata, fino alla scelta di destinarlo a una società "in house", così da "risolvere inefficienze, diseconomie e ritardi nella gestione e nella manutenzione del verde pubblico milanese". Un polmone che si estende per oltre 18 milioni di metri quadrati tra parchi di grandi dimensioni (storici, centrali e di cintura), giardini di piccole dimensioni, aiuole, aree spartitraffico e alberi lungo le vie, nelle piazze e all’interno di complessi scolastici e stabili di edilizia popolare. Un polmone affidato a Metropolitana Milanese per 25 anni, per un importo annuale di 16 milioni di euro (più 4,2 per eventuali azioni di manutenzione straordinaria) e complessivo di 400 milioni, con un impegno da parte della spa di via Meda a investire 34 milioni in mezzi e attrezzature e ad assumere circa 200 dipendenti. "La scelta di individuare MM quale gestore unico – la spiegazione dell’assessore all’Ambiente e Verde Elena Grandi lo scorso 13 luglio – rappresenta una soluzione che consentirà di adottare strategie sempre più coerenti con la transizione ecologica della città e con la necessità di valorizzare l’infrastruttura verde".

Tre gli obiettivi dichiarati. Il primo: "Assicurare il passaggio da una normale attività di manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree verdi a un’attività di cura e valorizzazione del patrimonio del verde cittadino, grazie a una visione integrata dell’ecosistema urbano". Il secondo: "Garantire una partnership durevole, nella quale il gestore superi il ruolo di fornitore di servizi per divenire attore e co-progettista". Il terzo: "Valutare l’azione dell’operatore, non solo in funzione del rispetto degli obblighi contrattuali richiesti dall’amministrazione, ma anche per la capacità di incrementare il ruolo del verde come risorsa per migliorare l’ambiente e il clima, la vivibilità della città e il benessere delle persone". Ora il progetto viene messo pesantemente in discussione dalla sentenza del Tar. Anzi, i giudici di primo grado lo hanno azzerato, dando ragione a chi chiede che ci sia un bando pubblico aperto al mercato. Dal Comune fanno sapere che l’eventuale decisione di presentare o meno appello in Consiglio di Stato passerà come sempre da un’attenta disamina delle motivazioni del provvedimento appena pubblicato.

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