Overdose fatale: presi 4 pusher Vendettero la coca tagliata male

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È morto di overdose dopo un droga party a casa di un amico, a Busnago. Aveva 53 anni, era di Cavenago Brianza, e una notte di maggio arrivò all’ospedale di Monza in condizioni disperate. Fatale, per lui, una dose tagliata male. Le indagini scattate subito si sono concluse ieri notte con il blitz dei carabinieri di Vimercate e l’arresto dei 4 spacciatori che gestivano il “giro” fra Busnago, Cavenago e Trezzo. Sono tutti nordafricani, fra i 40 e i 50 anni. Uno è stato trovato in città, in un albergo di viale Lombardia, i militari hanno fatto irruzione nella stanza da dove è uscito in manette. Un altro stava cercando di scappare prendendo al volo un autobus in piazzale Vittorio Veneto, sempre a Trezzo, quando le gazzelle l’hanno bloccato. Il terzo era a casa, a Busnago, dormiva nel suo letto. Per il quarto pusher, già detenuto a Bollate, la notifica della nuova misura cautelare è arrivata direttamente in carcere.

La banda utilizzava grandi parcheggi pubblici come “uffici”, era lì che da mattina a sera inoltrata i suoi membri davano appuntamento a un esercito di insospettabili con il vizio dello sballo: impiegati, studenti, imprenditori, tutti della zona. Gli investigatori hanno accertato che in un solo mese avevano venduto 250 dosi, incassando 15mila euro. Uno degli acquirenti era il 53enne di Cavenago che fra il 27 e il 28 maggio scorsi aveva comprato un importante quantitativo di cocaina per il festino. Ma dopo l’euforia era arrivato il malore, poi la disperata corsa in ospedale finita con il decesso. L’autopsia e gli esami tossicologici avevano confermato che a ucciderlo era stata una massiccia quantità di droga mescolata e eccipienti, più economici e nocivi, aggiunti alla "neve" per guadagnarci di più ed era scattata l’indagine. Chiusa con l’arresto dei quattro uomini di origine magrebina che fra hinterland e Brianza adottavano sempre lo stesso copione: rifornivano gli habitué al volo, senza neanche farli scendere dalla macchina. Con una mano allungavano la merce, con l’altra prendevano i soldi. Erano tutti nomi sicuri che gravitavano nelle tre piazze al centro dell’inchiesta. A loro i carabinieri sono risalti scavando nella vita della vittima, fra i suoi contatti abituali c’erano anche quelli dei pusher.

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