Ortomercato, società sotto "tutela". Subappaltò alla ditta di ’ndrangheta

Il Tribunale nomina due commissari per la Bertini srl, che ha vinto una gara per lavori da più di 15 milioni

Ortomercato

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Due “tutor“ per i vertici dell’azienda vincitrice di un appalto da più di 15 milioni per l’Ortomercato, che però ha coinvolto nei lavori un’altra ditta in odor di ’ndrangheta.

Per aver dato in subappalto i "servizi di trasporto e di altro genere" a una società riconducibile a un imprenditore condannato definitivamente per ‘ndrangheta, il tribunale ha dunque disposto l’amministrazione giudiziaria per la Bertini srl, azienda di Alagna Valsesia, in provincia nel Vercellese, che nel 2020 si aggiudicò la gara da oltre 15 milioni e mezzo bandita da So.Ge.Mi. per i lavori di realizzazione della nuova piattaforma logistica all’interno dell’Ortomercato.

Ad accogliere la richiesta dei pm della dda milanese Silvia Bonardi e Paolo Storari è stata la sezione misure di prevenzione presieduta da Fabio Roia, che ha deciso di affiancare due commissari al management Bertini srl. I giudici, si legge nel provvedimento, hanno ritenuto necessario riportare nei binari della legalità il gruppo "oggetto di infiltrazione" mafiosa "per la capacità intimidatrice" di Pietro Paolo Portolesi, un’attività però "anche progressivamente accettata probabilmente per una sorta di convenienza economica".

Considerato dal 2002 componente , con "la dote di “santa“" della locale di Volpiano (Torino), Portolesi risulta "titolare di fatto della società fornitrice" Medi Opere srl. ed è stato indagato di recente per aver cercato, con una delle sue imprese, di mettere le mani su alcuni lavori per i Giochi invernali del 2026. Infatti lo scorso giugno era finito ai domiciliari per intestazione fittizia di beni in un’inchiesta della Dia e della Dda milanese che aveva portato anche a un sequestro da 5,5 milioni.

Una delle società a lui riconducibili - è l’ipotesi del pm Silvia Bonardi - si sarebbe infiltrata come "sito di conferimento delle macerie" nei lavori "oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico per i Giochi invernali dell’anno 2026". Ovvero, per le "opere connesse alla riqualificazione dello scalo ferroviario di Milano-Porta Romana".

Nell’ambito di quell’indagine è emersa poi anche la vicenda dell’Ortomercato ora al centro del provvedimento della Sezione misure di prevenzione del tribunale. La Medi Opere srl con sede a Santo Stefano Ticino nel Milanese, di cui Portolesi sarebbe titolare di fatto, "si è posta in parte come soggetto in grado di intimidire e condizionare l’attività della Bertini" - osservano i giudici - e in parte "come soggetto giuridico accettato e agevolato" dalla seconda. Sia per la "frequenza dei rapporti di natura commerciale esistenti" tra le due ditte, sia, come è stato accertato, perché entrambe "interessate dall’esecuzione delle opere di realizzazione della nuova piattaforma logistica all’interno del Comprensorio Alimentare" di via Lombroso.

Da alcune conversazioni intercettate, del resto, emerge come l’imprenditore già condannato per associazione mafiosa l’anno scorso abbia partecipato "in prima persona (...) alle trattative sui prezzi e sulle modalità di esecuzione dei lavori di demolizione, rimozione e smaltimento svolti nel più ampio contesto della procedura di gara", per un importo di oltre 1 milione e 200 mila euro. Da qui la misura dell’amministrazione giudiziale, ossia un "tutoraggio" da parte di due amministratori esterni, un commercialista e un legale, che per un anno affiancheranno il management dell’azienda chesi aggiudicò la gara all’Ortomercato. So.Ge.Mi, in una nota fa sapere che svolgerà "le opportune verifiche e resta a completa disposizione di tutte le autorità competenti".

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