Coronavius, nel mirino dei pm il centro riabilitativo della Maugeri

È la Fondazione pavese al centro della storia che portò in carcere l’ex presidente Formigoni Accertamenti in via Camaldoli

Il Palazzo di giustizia di Milano

Il Palazzo di giustizia di Milano

Dalle case di riposo ai centri di riabilitazione. Dalle residenze per anziani teatro della strage silenziosa, agli istituti dove gli ospiti “temporanei“ avrebbero dovuto recuperare la propria integrità motoria. È un nuovo capitolo che si apre nella maxi indagine coordinata daI pool di magistrati guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. I pm hanno aperto già più di venti fascicoli sulla gestione di ospiti e pazienti nelle Rsa, ipotizzando i reati di epidemia colposa e omicidio colposo plurimo a carico dei vertici delle diverse strutture, in primis il Pio Albergo Trivulzio. E stanno indagando su quanto avvenuto nelle fasi più drammatiche dell’emergenza nella sede milanese dell’istituto Maugeri che si occupa, per l’appunto, di medicina riabilitativa.

Gli inquirenti hanno affidato delega agli investigatori della pg per effettuare dunque una serie di acquisizioni e accertamenti anche sul centro di via Camaldoli, zona Ponte Lambro, che fa parte del gruppo di Pavia che fu al centro del caso giudiziario che portò alla condanna definitiva dell’ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, in parte scontata in carcere. Formigoni che ieri a TeleLombardia ha difeso il suo modello di sanità: "La mia giunta nel 2012 approvò un piano per rafforzare la medicina di base, avrei voluto realizzarlo nel 2012, ma la Lega di Roberto Maroni mi tolse la fiducia. Quel documento è finito in carta straccia e con lo slogan ‘discontinuità con Formigoni’ invece di rafforzare la medicina territoriale l’ha indebolita". Un attacco a Maroni.

Tornando all’inchiesta sulla sede milanese della Maugeri, anche questo nuovo fascicolo del dipartimento “ambiente, salute, sicurezza“ inquirenti e investigatori dovranno accertare se ci siano state o meno carenze nella gestione dei malati che avrebbero favorito il contagio da Covid. Intanto vanno avanti le indagini sulle oltre 20 rsa nel mirino dei magistrati. Da un lato, l’analisi su centinaia di cartelle cliniche, referti e documenti da parte di un pool di esperti, tra cui un medico legale, un epidemiologo e un medico del lavoro. Dall’altro, una ricostruzione cronologica e ragionata della Guardia di Finanza di tutte le delibere regionali, delle comunicazioni con l’Agenzia di tutela della salute e delle disposizioni impartite da quest’ultima alle case di riposo su vari fronti, tra cui l’uso delle mascherine, ma anche il trasferimento di malati dagli ospedali e i tamponi. Su questo doppio binario corre la maxi inchiesta mentre proseguono le audizioni di testimoni tra cui operatori, infermieri, medici e familiari di anziani, ma anche funzionari regionali e dell’Ats.M.Cons.

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