Milano, 25 maggio 2018 - Controllare il territorio diventa difficile? Le retate non sono sufficienti e quando spacciatori, vandali o piccoli criminali vengono fermati e denunciati spesso tornano in meno di una giornata a svolgere la stessa attività, nei medesimi luoghi. È forse dalla frustrazione di non riuscire a incidere che nasce, per reazione, in molti luoghi della Lombardia la moda di costruire muri. Una barriera di seicento metri dividerà i binari di Rogoredo dall’area conosciuta come il bosco dello spaccio. In Brianza, per arginare le consegne di droga dal finestrino dei treni che attraversano le Groane è spuntata una lunga barriera. Ma gli effetti sono stati scarsi. A Brescia, invece, è per arginare i vandali che al parco Venturini si è progettato l’ennesimo muro.
Il muro è in costruzione. Fine lavori: ottobre 2018. Se il programma comunicato da Rfi alla Prefettura verrà rispettato, tra cinque mesi comparirà una barriera di 600 metri lungo i binari dell’Alta velocità nei pressi della stazione di Rogoredo, periferia sud-est di Milano. Una misura estrema per un’emergenza che pare irrisolvibile: lo spaccio di eroina attorno alla mega area dello scalo ferroviario. Dopo i blitz in serie al famigerato boschetto di via Sant’Arialdo, la piazza di smercio più frequentata del Nord Italia e tra le più floride d’Europa per giro d’affari e quantità di stupefacente distribuito, i pusher nordafricani si sono spostati poco più avanti: su una spianata sormontata dai piloni della tangenziale, raggiungibile solo da un sentiero che attraversa un deposito delle Ferrovie.
E qui sta il problema. L’area è talmente ben protetta che le vedette degli spacciatori riescono a notare qualsiasi persona sospetta nel raggio di centinaia di metri: non appena spuntano all’orizzonte le macchine di carabinieri e polizia, i pusher si infilano tra le fessure create nella staccionata di cemento e attraversano i binari per sparire nel nulla, rischiando pure di finire arrotati in un punto cieco subito dietro una curva. La soluzione studiata nelle scorse settimane dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Luciana Lamorgese, punta proprio a eliminare quella via di fuga ormai collaudata: un muro invece di una staccionata, una barriera impossibile da valicare piuttosto che una recinzione che finisce per diventare una protezione per i criminali. Il piano prevede anche l’installazione di 60 nuove telecamere di videosorveglianza, che potrebbero rivelarsi fondamentali anche per il lavoro di indagine delle forze dell’ordine.
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