Milano, morto soffocato: si cerca chi ha caricato il video sulle sfide letali

Il gip convalida i sequestri dei video

Igor Maj morto a 14 anni

Igor Maj morto a 14 anni

Milano, 18 settembre 2018 - Ha dato subito i primi effetti l’intervento della Procura che ha deciso di bloccare quel video su «cinque sfide pericolosissime», tra cui l’auto-soffocamento o il cosiddetto “blackout”, guardato dal 14enne Igor Maj poco prima di impiccarsi nella sua camera il 6 settembre scorso. Il filmato non è più visibile per i minorenni e gli investigatori della polizia postale hanno lavorato per far oscurare, impedendo la visione almeno ai minori, altri 15 video, caricati sempre su YouTube, con caratteristiche simili. Non appena è divenuta pubblica la denuncia del padre del ragazzino, che ha raccontato che il figlio «poco prima del gesto» aveva visto quel video (dato acquisito dai carabinieri con gli accertamenti sul suo smartphone), il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha disposto il sequestro preventivo e d’urgenza dei siti dove vengono pubblicati quei filmati con ordine «agli internet service provider», tra cui YouTube, di rimuoverli o inibirne la visione. Essendo quello della Procura un provvedimento «aperto», oltre ai 15 video già in fase di «inibizione», la polizia postale potrà continuare ad accertare se ce ne siano ancora da oscurare. Gli atti, poi, sono passati al gip che ha già convalidato i sequestri.

Intanto, l’inchiesta aperta per istigazione al suicidio, passata all’aggiunto Letizia Mannella e al pm Cristian Barilli del dipartimento «fasce deboli» e punta ad individuare chi ci sia «dietro questo macabro gioco», ossia chi abbia realizzato quel video e quali siti per primi l’abbiano messo in Rete. Su YouTube risulta caricato nel novembre 2016 da un «canale» chiamato “Infinito” che sostiene di voler diffondere «informazioni ma sotto forma di intrattenimento che rimanga interessante e divertente». E chiede che si aiuti la «causa» con tanti like, che poi significano ricavi pubblicitari. La stessa voce dice però anche di «non accettare la sfida perché troppo pericolosa». E ricorda che è un gioco.

Gli inquirenti, dopo l’azione immediata di stop alla diffusione delle immagini, muovendosi tra domini anonimi e server all’estero dovranno valutare anche se sarà possibile contestare a qualcuno l’istigazione al suicidio e se la persona che ha caricato quel video abbia qualche responsabilità. Il pm Barilli è lo stesso che si è occupato delle tante denunce su presunti casi legati al fenomeno “Blue Whale”.

 

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