"A una certa ora siamo andate in quella stanza". Baby prostitute vendute a 200 euro

Inchiesta sul giro di prostituzione nell’agenzia di modelle Vanity: l’evento a Milano e gli incontri a luci rosse. Negli atti spunta uno chef

Polizia in azione

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Una ragazza che piange disperata sugli scogli dell’Addaura. E una madre che cerca di capire cosa ci sia dietro le lacrime di una neomaggiorenne. Anna (nome di fantasia) trova il coraggio di rompere quel muro di silenzio e vergogna, riferendo dettagli choc di rapporti sessuali a pagamento già quando di anni ne aveva appena 15 e di tutti gli uomini che hanno approfittato di lei. Nasce così, nell’agosto del 2019, l’inchiesta della Procura di Palermo che ieri si è chiusa con l’arresto di F.P. e M.V., titolari dell’agenzia di modelle «Vanity Models Management», accusati di prostituzione minorile e induzione e favoreggiamento della prostituzione; ai domiciliari è finito Filippo G., indagato per prostituzione minorile. Dopo aver raccolto il drammatico sfogo, la mamma ha convinto la figlia a denunciare tutto alla polizia. 

Dagli atti emerge un quadro devastante di adolescenti reclutate sui social o direttamente davanti alle scuole che frequentavano, ammaliate dalle promesse di una carriera nell’alta moda e poi costrette ad avere rapporti sessuali sia con i due sedicenti manager che con altri uomini; prestazioni che verosimilmente, l’ipotesi dei pm, Pampa e Vicari utilizzavano come merce di scambio per accaparrarsi eventi in Sicilia e nel resto d’Italia. In particolare, Anna ha parlato di un episodio avvenuto a Milano nell’aprile del 2019 (all’epoca era maggiorenne), in concomitanza con una trasferta in città per un evento legato a una fiera di cavalli arabi.

«Io e altre due eravamo in una stanza, mentre le altre tre o quattro ragazze più piccole erano in un’altra», mette a verbale la vittima davanti agli investigatori della Squadra mobile. «Tutti quanti la sera assieme a Fra’ (Pampa, ndr) siamo andati a cena fuori e insieme a noi – continua – c’erano tutti gli uomini che avevano partecipato, tra cui tre che ho scoperto dopo essere destinati a me» e alle altre due modelle. Nelle carte dell’indagine, che il Giorno ha potuto consultare, si fa riferimento pure a un noto chef. «Quando siamo partite da Palermo – chiarisce la ragazza – Fra’ aveva detto che se fossimo state con qualcuno avremmo guadagnato altri soldi». Quanti? «Ci dicevano che avremmo guadagnato tanto. Il nostro guadagno per l’agenzia era circa 200 euro, ma se fossimo state con qualcuno avremmo guadagnato tanto». E ancora: «Quella sera a cena i maschi facevano apprezzamenti spinti a tutte noi. Nella conversazione c’erano doppi sensi sottili, ricordo l’intento di questi uomini, ma non le parole esatte. Max (Vicari, ndr) e Fra’ avevano le stanze singole e ognuno di questi uomini aveva la sua stanza. Dopo cena, siamo andate in camera e Fra’» ha spiegato con chi avrebbero dovuto passare la notte. «Ci ha chiesto cosa volevamo fare, dicendo che ci avrebbero dato tanto, credo 200 euro ciascuna. Noi a una certa ora che ci aveva indicato Fra’ siamo andate nelle stanze di questi uomini». Il soggiorno meneghino è durato «una settimana o quattro giorni e ricordo che siamo state con gli stessi uomini anche un’altra sera». «Eravamo carne da macello», ha detto un’altra delle vittime. Solo lei ha confermato la denuncia di Anna, anche se gli inquirenti sospettano che tutte le ragazze passate per l’agenzia abbiano subìto la stessa sorte. «Mi hanno fatto vedere le foto, un bordello, io non volevo parlare ma mi hanno fatto parlare per forza gli ho detto che eravamo ubriachi», le parole intercettate di un’altra giovane reticente con gli investigatori. E ci sono altri dialoghi captati, quelli di due amici degli indagati, a corroborare le tesi dell’accusa. Il gip che ha disposto le misure cautelari ha rimarcato la «strategia fatta di messaggi subdoli e perversamente seduttivi» per far cadere in «trappola» persone indifese. 

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