Milano, 15 ottobre 2018 - Il milanese imbruttito incarnato nella serie sul web: è lui. La voce che vi dà il benvenuto a San Siro quando è «la casa del Miiiilan!»: sempre lui. Germano Lanzoni, speaker anche radiofonico, attore comico che in Rete riconoscete anche in diversi lavori de Il terzo segreto di satira, domani sera è al Teatro Libero (in via Savona 10, ore 21) per il ciclo L’ultima luna, a sostegno della Fondazione Donna a Milano onlus. Uno spettacolo seguito da un’intervista, Lanzoni si sottoporrà alle interviste delle giornaliste Laura Asnaghi e Paola D’Amico, e del pubblico. Il titolo della serata, manco a dirlo, è «Che bella Milano!»
Lanzoni, uno spettacolo che è un atto d’amore per Milano..
«Certo, ogni spettacolo è un atto d’amore. E questo è un amore totale: io amo Milano, la sua gente, la sua storia, la sua folle corsa, il suo stadio, i suoi simboli. I suoi artisti sono i miei maestri».
Chi sono gli amanti e i detrattori di Milano?
«Una città complessa ha dinamiche differenti, “odi et amo”. Io però, a differenza di Catullo, ci rido, non ci soffro. Come tutte le relazioni riesci ad amare se accetti l’altro e spesso odi chi non conosci».
Milano è maschio o femmina?
«Di giorno è maschio, pensa solo al lavoro. Ma di notte è donna, bella, affascinante, sconvolgente».
Che cosa ha dato Milano a Lanzoni e Lanzoni a Milano?
«Mi ha dato istruzione, una predisposizione al lavoro 24 ore su 24,sette giorni su sette; i parametri di bellezza e dello stile; spesso una casa dove sperimentare i miei sogni. Mi ha fatto incontrare i miei maestri, gli artisti. Molti sono diventati la mia famiglia. Io le ho dato il mio tempo, le mie intuizioni... Mezzo fegato e i due polmoni».
Cosa ti manca della Milano del passato, cosa ti piace della Milano del presente e cosa ti aspetti dalla Milano del futuro?
«Milano è una città viva, in continuo cambiamento: è bella per questo. Quello che mi manca del passato sono le persone della mia vita che mi hanno lasciato. Mio padre. Le Varesine. Per molti era solo un luna-park, ma per me era la zona dove mio padre è cresciuto. Mi mancano Gaber, Jannacci, Dario Fo. Mi manca sentire per le strade il nostro dialetto. Nel mio piccolo mi manca la Casa139: è stata un luogo dove tutti gli artisti si trovavano dopo e non solo per gli spettacoli. Oggi Milano mi piace per i servizi. È attenta alle esigenze dei suoi cittadini. Certo, non siamo in Finlandia o Norvegia, ma se cerco un medico non devo prendere in mano un rosario e pregare. Quanto al futuro, saprà sorprendermi perché molto passa prima di qui. Io mi preparo con la carta di credito, lo so che nulla sarà gratis».
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro