"I cetacei come gli uomini, hanno senso del lutto". Lo studio della biologa della Bicocca

Lo studio di Melissa Reggente, biologa dell'Università Bicocca, sul lutto dei cetacei: "Ho sentito mamma orca piangere dopo la morte del suo cucciolo"

Mamma orca porta sul dorso il piccolo morto (Foto di Robin W. Baird di Cascadia Research)

Mamma orca porta sul dorso il piccolo morto (Foto di Robin W. Baird di Cascadia Research)

Milano, 15 agosto 2016 - Dimenticate i romanzi sulle balene bianche e i film sulle orche assassine. Anche i cetacei hanno cuore di mamma. E portano il lutto, se il figlio muore “caro agli dei’’, per miglia e miglia di oceano, trascinando il “corpicino’’ (in proporzione al loro) del cucciolo appena deceduto. A dirlo è uno studio appena pubblicato sul prestigioso Journal of mammalogy condotto da un’equipe di studiosi internazionali, tra i quali Melissa Reggente, biologa dell’Università degli studi di Milano Bicocca.

Anche i cetacei piangono? "In un certo senso. Non possiamo entrare nella testa degli animali, ma nelle 14 testimonianze su 7 specie di cetacei che abbiamo raccolto e studiato, dalle orche ai tursiopi, abbiamo riscontrato comportamenti particolari in relazione alla morte di un cucciolo. Abbiamo visto madri che non lasciano il corpo e lo trascinano finché non arriva in avanzato stato di decomposizione. Lo portano sulla pinna o in bocca tenendolo per il peduncolo della coda. A volte sono accompagnati da altri membri del loro gruppo che fanno da scorta ma non interagiscono. In un caso, nel Mar Rosso, un tursiope ha lasciato il corpo alla barca dei ricercatori. Una volta issato a bordo, ha fatto un giro intorno all’imbarcazione e se ne è andato".

E le balene? "Ci siamo concentrati sui delfinidi, perché le balene sono di più difficile avvistamento".

Come spiega questo comportamento? "Domanda da un milione di dollari. Ci sono diverse teorie. Scarterei l’ipotesi del gioco, stiamo parlando di madri. Sposo quella della professoressa Barbara King (ndr emerita di antropologia alla William & Mary di Williamsburg, negli States): tutti i mammiferi sono animali sociali con legami molto forti e fanno della cooperazione reciproca la base della loro vita. Non accettano l’idea della morte e rifiutano di lasciare i cari finché non si rendono conto che non possono fare nulla per riportarli in vita. In noi umani è il culto dei morti. Ma in tutti i mammiferi c’è come un senso del lutto. Un rito di passaggio".

Altri esempi, oltre ai cetacei e all’homo sapiens? "Altri primati come gli scimpanzé si portano dietro i cuccioli morti, anche per mesi. I lemuri stanno intorno al corpo e la madre va avanti e indietro. Gli elefanti, le giraffe hanno condotte simili. Vegliano sul cadavere".

Come è arrivata a studiare il lutto di orche e delfini? "Per passione ma anche per caso. I cetacei mi attirano perché mi interessa studiare l’evoluzione dell’intelligenza nei mammiferi. Mi sono laureata con una tesi triennale sul gioco dei cuccioli di tursiope e magistrale sul comportamento acustico delle stenelle striate nel Golfo di Corinto. Mentre svolgevo la tesi di dottorato, sulle malattie dei coralli, al Centro di ricerca e formazione della Bicocca alle Maldive, il mio relatore mi ha messo in contatto con alcuni colleghi che studiano i cetacei. E ho cominciato a studiarli su testimonianze video e foto mai pubblicate prima".

Ora che ha conseguito il dottorato, quali progetti ha in serbo? "Mi piacerebbe continuare il mio lavoro di ricerca in questo ambito".

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