Lo struggimento della primavera e l’amor perduto

Andrea

Maietti

Torna puntualmente col primo squarcio di primavera. Leopardi dico: "Dolce e chiara è la notte…" e il vento trasporta le montagne in riva all’Adda. Un amico da poco tornato da Recanati: "Che delusione! Ho cercato Nerina e Silvia tra le ragazze del posto: molto simili alle ragazze della Bassa". Che pretendevi, amico? Non esistono i luoghi eternati dalla poesia. Appartengono al mondo dell’immaginazione: "The shaping spirit of imagination", come la chiamava Coleridge. "Il vecchio marinaio" non è rintracciabile all’anagrafe, esattamente come quello di Hemingway, ma è più vero di tutti i marinai del mondo. Il pescatore Gregorio Fuentes, custode delle memorie di papa Ernest, racconta di come sia nato "Il vecchio e il mare". Un giorno erano a pesca sul Pilar, il leggendario yacht di Hem, quando avvistarono una barchetta con a bordo un vecchio pescatore e un ragazzo. Quel vecchio e quel ragazzo diventarono Santiago e Manolin, i protagonisti di uno dei più grandi racconti di mare di ogni tempo. Quanto a Nerina e Silvia, le puoi trovare, come no?, anche nella nostra Bassa. Si chiameranno, adesso, Simona o Barbara, Deborah o Valentina. Se le guardi bene anche loro passano "danzando", anche loro hanno "occhi ridenti e fuggitivi". E resterà lo struggimento, a ogni brillar di primavera, di come tutto passi. "Ma allora, che resta mai di noi, che resta mai di tutto?", chiese l’alunna Paola di 2^B. Avrei voluto essere Yeats e dirle che, quando anche l’amore sembra perduto, in verità ha semplicemente "nascosto il viso tra un nugolo di stelle".

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