REDAZIONE MILANO

Le donne e l’architettura: "Cosa manca a Milano?. Spazi pensati al femminile"

L’architetta Rognoni Valeriani ha coordinato l’Osservatorio metropolitano e ha presentato la sua visione della città, dell’urbanistica e dell’edilizia.

L’architetta Rognoni Valeriani ha coordinato l’Osservatorio metropolitano e ha presentato la sua visione della città, dell’urbanistica e dell’edilizia.

L’architetta Rognoni Valeriani ha coordinato l’Osservatorio metropolitano e ha presentato la sua visione della città, dell’urbanistica e dell’edilizia.

Un "assessorato alla Democrazia", il mezzo per giungere ad una città progettata per rispondere ai diritti di tutte le categorie sociali, auto comprese. È la soluzione suggerita da Clara Rognoni Valeriani, architetta, libera professionista nell’ambito della progettazione e realizzazione architettonica, direzione lavori, sicurezza cantieri, consulenze normative edilizie, urbanistiche, perizie. Ha coordinato il seminario “Osservatorio Metropolitano” tenutosi nei giorni scorsi intitolato “La città delle donne” e racconta di seguito la sua visione.

Si è mai sentita esclusa in quanto donna nella sua professione di architetto?

"Le donne si arrendono a priori e ritengono di avere un ruolo che non dovrebbero avere. Io mi occupo di edilizia, faccio un lavoro in cui moltissime volte mi sono sentita esclusa, provi lei ad andare davanti a un capo cantiere o a un fabbro. Così come la donna medico fa la pediatra, la donna architetto non fa l’urbanista, ma si occupa di design d’interni o svolge la professione di insegnante, sono per lo più gli uomini a svolgere la professione di architetto. É raro che una figura femminile intraprenda l’indirizzo civile-industriale. Questo perché per cultura, per storia, per religione la donna ha deciso di dare al suo ruolo un taglio comunque che la società ritiene femminile. Le professioni che finiscono per “a” vengono svolte dalle donne e per “o” dagli uomini e architetto finisce al maschile".

Si sta evolvendo la situazione nella considerazione della donna nell’ambito dell’architettura?

"Con la crisi del lavoro neanche tanto. Basti pensare che alla facoltà di architettura ci sono più iscritte donne, ma poi gli architetti che esercitano sono maggiormente uomini. Per la prima volta però una donna è presidente dell’ordine degli Ingegneri, Carlotta Penati".

Di cosa necessita Milano se lei dovesse ridisegnarla dal punto di vista femminile? Facilitare i luoghi d’incontro nella vita delle donne?

"Certamente ritengo serva prevedere più spazi pubblici destinati alla socialità e ridurre i parcheggi delle auto. Milano ha sempre meno luoghi d’incontro per le donne. Dopo il Covid sono aumentati i dehors per i giovani, ma le donne non hanno spazi di ritrovo per socializzare, ad esempio, biblioteche, luoghi d’incontro all’aperto o al chiuso a loro dedicati".

Come in Danimarca?

"Sì, servono spazi in cui le persone si recano, chiacchierano ed evitano la solitudine, luoghi di scambi verbali insomma. Sarebbe utile prevedere spazi per le attività tipicamente femminili, ad esempio in cui fare insieme la maglia, l’uncinetto, cucina e bricolage mentre si fanno due chiacchiere. Sarebbero tante le possibilità per aiutare le donne ma anche gli anziani. Infine, faciliterei i negozi di vicinato e i bar letterari".

La città di Milano è, quindi, secondo lei, molto chiusa e molto maschile? Un po’ come New York?

"Milano ha sempre meno spazi di socialità femminile, non è una città consapevole e non tutti hanno gli stessi diritti".

Nell’ottica di rispondere ai diritti di tutti, ritiene che i bambini, ad esempio, siano una categoria da favorire in una riprogettazione urbanistica caratterizzata dalla visione femminile?

"Sì, il primo intervento che prevederei riguarda l’evitare che i bimbi nel passeggio respirino all’altezza dei tubi di scappamento delle automobili. Noi adulti non camminiamo a quell’altezza. Come nei paesi nordici le auto dovrebbero quindi circolare in altri spazi ad esse dedicati mentre i pedoni camminare in altri. Insomma serve una ri-progettazione urbanistica che vada in questa direzione ma che ad oggi non c’è".

Anche gli anziani sono una fascia sociale poco considerata nell’attuale visione tutta al maschile nel disegno della città? "Sì, consideri che nella città di Milano il 57% dei cittadini sono rappresentati da nuclei monofamiliari per lo più anziani, quindi è fondamentale pensare anche a loro, ad esempio prevedendo dei luoghi di aggregazione adeguati. Il problema della solitudine è alto".

Chiara Arcesi