"Le celle telefoniche ci scagionano"

Poliziotti di Cinisello alla sbarra per le botte a un marocchino: la difesa presenta una perizia a discarico.

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di Stefania Totaro

"I telefonini degli imputati alle ore 3.20 hanno agganciato una cella di Monza e non di Cinisello come ricostruito dalla Squadra mobile e alle ore 7.33 c’è una chiamata rifiutata sul telefonino del marocchino, quindi non è vero che i poliziotti se ne erano liberati dopo averglielo preso". Questa la conclusione della perizia sui movimenti di poliziotti e presunta vittima disposta dalla difesa di E.B. e M.D., 34 e 32 anni, due agenti in servizio al Commissariato di Cinisello Balsamo (poi sospesi in attesa del giudizio su questa vicenda) che si trovano alla sbarra al Tribunale di Monza con l’accusa di avere picchiato la notte dell’1 ottobre 2017 durante un controllo un marocchino trentenne, accecato con lo spray al peperoncino, caricato sull’auto di servizio e poi abbandonato in un luogo isolato, portandosi via il suo telefonino, poi gettato via. Il marocchino, A.M., già arrestato per droga a Sesto San Giovanni dai carabinieri e ora nuovamente in carcere (nonchè sospettato di avere ospitato Anis Amri, terrorista tunisino responsabile della strage di Berlino, fermato e ucciso dalla Polizia di Stato di Sesto San Giovanni nella notte tra il 22 e il 23 dicembre 2016 dopo una sparatoria) si è costituito parte civile al dibattimento per ottenere un risarcimento dei danni. E’ lui che ha denunciato i poliziotti, su cui hanno indagato gli stessi colleghi della Squadra mobile della Questura di Milano. Ma gli imputati negano le accuse. "Non c’è stata nessuna colluttazione tra noi poliziotti e il fermato, che abbiamo ammanettato e fatto salire in macchina per metterlo in sicurezza perchè era agitato ed aggressivo ed abbiamo rilasciato pochi minuti dopo", sostengono.

Si torna in aula il 23 settembre e non è escluso che i giudici decidano di disporre una terza perizia d’ufficio sulle celle telefoniche agganciate dai protagonisti di questa vicenda giudiziaria.

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