La vecchiaia è al sicuro nella Banca del Cervello

La Fondazione Golgi-Cenci ha ricevuto 10mila euro dal Rotary Club destinati a una borsa di studio per la ricerca sulla demenza senile

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di Francesco Pellegatta

Oltre 1.300 ottantenni studiati; 55.000 campioni conservati; 300 donatori e 96 pubblicazioni internazionali (16 di queste solo nel 2021). Numeri che servono a stare un poco più sereni: la nostra vecchiaia è al sicuro grazie alla Banca del Cervello della Fondazione Golgi-Cenci di Abbiategrasso, nata nel 2009 e diventata in breve tempo un centro d’eccellenza mondiale negli studi sulla demenza senile; con tanto di caveau pieno di campioni cerebrali che rappresentano un patrimonio dal valore scientifico inestimabile.

Proprio qui, nella città che ha ospitato Camillo Golgi, primo premio Nobel italiano per la Medicina. Ma anche nella prima città del Belpaese a entrare, ormai sei anni fa, nel circuito internazionale delle comunità Dementia Friendly, con l’obiettivo di abbattere uno stigma sociale ed educare i cittadini ad un corretto rapporto con i nostri anziani affetti da demenza.

L’occasione per fare un bilancio di questi dodici anni di vita è stato l’evento organizzato dal Rotary Club di Abbiategrasso, quando il presidente Enrico Maiocchi ha consegnato ai vertici della Fondazione 10.000 euro destinati a una borsa di studio per la ricerca. Il primo appuntamento verso il grande convegno sulla demenza organizzato il 28 maggio al Castello Visconteo di Abbiategrasso.

"Purtroppo sono molti i malati con demenza ma ancora troppo pochi i centri che studiano questa malattia – hanno spiegato il direttore del Golgi-Cenci, Antonio Guaita, e il direttore sanitario, Arcangelo Ceretti –. Invece noi siamo stimolati dalle malattie che non guariscono. Non abbiamo ancora le pillole per l’Alzheimer ma esistono altre soluzioni".

La Fondazione fa parte di un ristretto circolo che comprende 37 centri nel mondo specializzati nello studio del cervello. Centri che hanno deciso di mettere in comune le proprie competenze e scoperte nel nome della scienza.

La peculiarità della Fondazione di Abbiategrasso risiede nella presenza di un team multi-disciplinare che guarda all’anziano non solo come paziente portatore di una malattia, ma come persona. Qui si studiano abitudini di vita, alimentazione, ciclo del sonno e tutti quegli elementi che possono contribuire a far insorgere o a prevenire la demenza senile. Ma si conservano anche campioni e cellule cerebrali vive sotto azoto liquido.

Negli anni il team ha valutato oltre un migliaio di anziani della leva tra il 1935 e il 1939, ottenendo importanti risultati. Anche durante la pandemia la ricerca non si è fermata. Basti pensare che la Fondazione è stato il primo centro al mondo a dimostrare che il Sars-CoV-2 non è in grado di moltiplicarsi nel cervello. Uno studio tuttora citatissimo a livello internazionale.

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