La tamponite acuta... un nuovo virus

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Fabrizio

Lucidi

Peccato siano rimaste lettera morta. E non solo per colpa di Draghi, attorniato da consulenti che - vien da dire - vivono in una torre d’avorio circondati da scartoffie. Perché le regole dettate da scienziati del Cts e mediate dalla politica, nell’applicazione pratica, si trasformano troppo spesso in burocrazia da Covid (e in Italia non se ne sentiva il bisogno...) che non tutela né gli alunni né i genitori. Risultato? Bastano due positivi, anche se asintomatici, per mandare tutti in Dad. Tutti a casa, di fronte a uno schermo del pc: l’incubo che si voleva scacciare a parole, è tornato nei fatti. E allora, a catena: niente sport, uscite limitate. Zero vita sociale. A pagare il conto dei danni sono sempre figli e famiglie.

Certo, poi c’è chi è più realista del re. E l’ansia da pandemia ha plasmato in alcuni casi la nuova figura del genitore perennemente terrorizzato della positività deli figlioi. Basta un semplice sospetto, un colpo di tosse, una linea in più di febbre, uno sguardo strano, un cugino risultato positivo con il quale il proprio figlio ha parlato a 4 metri di distanza in cortile, per far scattare, inesorabile, il tampone.

Poco importa se salivare, rapido, molecolare, di terza generazione. Basta tamponare. E subito far partire catene di Sant’Antonio del dubbio, ancor prima di aver accertato con un test molecolare la sicura positività del pargolo, e averla comunicata all’Ats. Il risultato - complici regole troppo, troppo rigide - sono migliaia di bambini in Dad, Did (orario lungo per i più fortunati) o direttamente a casa senza scuola (chi non ha un pc, e ce ne sono, purtroppo).

Sorge il dubbio che uno dei tanti effetti collaterali di questa amara pillola per l’umanità chiamata pandemia Covid sia un nuovo virus: la "tamponite acuta".

mail: fabrizio.lucidi@ilgiorno.net

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