La Rete antiviolenza Viola chiede aiuto alle aziende

Melzo, l’associazione lancia un appello ai privati: "Sostenete le nostre attività per restituire un futuro a tante donne che si sono trovate in difficoltà"

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di Monica Autunno

Rete antiviolenza Viola, la coperta dei contributi s’accorcia, i distretti di comuni si autotassano, e l’appello di inizio anno è ad aziende e organizzazioni del bacino: "Lavoriamo insieme contro la violenza e la discriminazione di genere". Più obiettivi. Trovare nuovi partner non istituzionali con cui avviare progetti di sensibilizzazione. Reperire aziende o contesti lavorativi con cui studiare possibili tirocini o percorsi di inserimento lavorativo per donne uscite dall’incubo. E, terzo ma non ultimo, trovare alleati e sostenitori fuori dalla cerchia stretta delle istituzioni: "Il supporto anche economico alle attività della rete - così Valentina Francapi, assessore alle Politiche sociali di Melzo, Comune capofila della Rete Viola - impegna molto i comuni dei distretti aderenti. E quello che inizia è un triennio con delle incognite: Regione Lombardia ha infatti rifinanziato un percorso triennale, ma ha erogato fondi per un anno solo". A poco più di due mesi dalla creazione è già record visite per la prima pagina Facebook della Rete antiviolenza Viola, nata per divulgare le attività della corazzata contro la violenza di genere, per ricordare soprattutto alle donne (ma non soltanto) orari e modalità di accesso agli sportelli e per veicolare informazioni utili, dati e informazioni. "In due mesi, più di 400 persone hanno iniziato a seguire la nostra pagina. Il 74% dei nostri follower sono donne, ma ci sono anche molti uomini interessati a conoscere il fenomeno della violenza di genere". Dalla pagina anche appelli e proposte di partnership al territorio. "È un percorso, quello dell’allargamento della rete - così Francapi - che avevamo già intrapreso prima della pandemia. Il primo partner economico era stata la pizzeria A Modo mio, che si era detta disponibile ad attivare percorsi mirati per donne in difficoltà. La nostra convinzione è che i margini di collaborazione vi siano. Anche su progetti e percorsi di sensibilizzazione, che non sono mai abbastanza". Intanto i Comuni si supertassano a favore delle attività della rete: "L’erogazione parziale dei fondi regionali - così ancora l’assessore - ci ha obbligato a un aggiustamento in corsa. Negli anni scorsi i distretti avevano contribuito per 5mila euro l’anno, li abbiamo raddoppiati. È uno sforzo non indifferente".

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