"Killer inconsapevole del male"

Le motivazioni della sentenza con cui Martinez è stato condannato a 30 anni per avere ucciso la fidanzata gelosa

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Non solo 30 anni di carcere, i suoi legali hanno già proposto l’appello, ma anche "la misura di sicurezza della libertà vigilata" per 3 anni, a pena espiata, perché si tratta di "un soggetto socialmente pericoloso", che ha trasformato "una banale lite di coppia" in un omicidio e non ha compreso nemmeno dopo "la gravità dell’azione" compiuta. Così il gup Giulio Fanales ha motivato la condanna inflitta ad Antonio Nunez Martinez, dominicano di 42 anni imputato per aver accoltellato a morte la compagna, la 49enne Mora Alvarez Alexandra del Rocio, ecuadoregna, il 10 giugno 2018 in via Pezzotti. Le motivazioni della sentenza di condanna descrivono un uomo "violento, poco empatico, che non si è mai pentito, perché non ha mai capito la gravità del gesto".

Il giudice ha deciso di applicare a Nunez, arrestato dai carabinieri, la libertà vigilata a pena espiata perché si è dimostrato incapace "di trattenere i propri impulsi violenti" e non è cambiato nemmeno in carcere, anche lì non si è mai adeguato alle regole. Addirittura davanti alla contestazione dei fatti davanti al gup ha provato a fornire una dinamica del delitto "a dir poco fantasiosa". Quella sera i due, che si frequentavano soltanto da alcuni mesi, erano usciti insieme ed erano andati a una festa di compleanno al B52, disco pub in via Pezzotti, in zona Ripamonti. Dopo una lite causata dalla gelosia della donna, sono usciti dal locale per chiarirsi e intorno alle 6 del mattino, in strada, Martinez aveva trafitto il petto della donna con un coltello da cucina, quello da poco usato per tagliare la torta di compleanno. Per lui la donna era eccessivamente gelosa: "mi rimproverava perché sosteneva che guardassi altre donne, la sua voce era sempre un rumore in sottofondo".

Martinez prima d’ammettere le proprie responsabilità aveva cercato d’indirizzare i carabinieri su un’altra pista, accusando una fantomatica donna che per motivi incomprensibili s’era trasformata in assassina. Poi però, messo alle strette, aveva confessato con poche frasi: "Ho iniziato a litigare ... avevo in mano un piatto con un pezzo di torta e un coltello... In un gesto d’ira ho colpito la mia ragazza con il coltello al petto". "L’uccisione della fidanzata – scrive il giudice - rappresenta, allora, il semplice sfogo d’impulsi criminali avulsi da ogni scopo, diverso dalla commissione del reato in sé". Anche la condotta dell’assassino dopo l’arresto, per il gup, "non è sintomatica di un’effettiva rivisitazione interiore della vicenda, con l’acquisita consapevolezza del male ad altri deliberatamente cagionato e la correlata assunzione di responsabilità".

Anna Giorgi

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