Investì il vigile Savarino Per i furti patteggia 3 anni

Nikolic subito dopo aver scontato la pena per l’omicidio stradale andò a rubare in due appartamenti, ora seguirà un tirocinio da don Rigoldi

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Un patteggiamento e un tirocinio formativo da don Gino Rigoldi. Si riparte dalla funzione educativa della pena per il ragazzo che investì e uccise il vigile Nicolò Savarino, mentre era alla guida di un suv, da minorenne, quindi senza patente.

Ieri il 26enne Remi Nikolic che ha già scontato la condanna per l’omicidio stradale dell’agente di Polizia locale ha patteggiato una pena di 3 anni e 2 mesi per due furti in abitazioni.

Nikolic era finito di nuovo a processo per i due colpi commessi, con altri due complici, il 22 febbraio dello scorso anno, una decina di giorni dopo aver finito di scontare la pena per l’omicidio. Ieri il giudice della seconda penale Orsola De Cristofaro, accogliendo l’istanza dell’avvocato David Russo che aveva avuto l’ok del pm Francesca Crupi, ha ratificato il patteggiamento per Nikolic e per i due complici.

Nei giorni scorsi lo stesso giudice, sempre dopo una richiesta della difesa, aveva disposto la scarcerazione del giovane, che ora è ai domiciliari.

Il 9 luglio, nelle indagini della Squadra mobile, Nikolic era stato fermato per i furti dopo avere scontato la condanna emessa dai giudici minorili a 9 anni e 8 mesi per l’omicidio di Savarino, ucciso mentre stava effettuando un controllo di routine in un parcheggio. Dopo 5 anni e mezzo di carcere, il giovane aveva ottenuto l’affidamento in prova e l’11 febbraio 2020 era tornato libero.

Il 22 febbraio, appena dieci giorni dopo quindi, compì insieme a due complici i furti in due appartamenti milanesi, in via Raffaello Sanzio e in via Amedei, per poi venire catturato nel mese di luglio nel campo rom di Corbetta dove viveva. Il provento dei furti sfiorava i 200mila euro.

Particolare il modus operandi: i tre complici nei furti vennero soprannominati "ladri acrobati" per l’agilità nell’arrampicarsi per raggiungere gli appartamenti delle vittime.

Gli investigatori individuarono lui e i complici grazie alle immagini di sorveglianza e dalle celle agganciate dai cellulari che si erano portati durante i colpi. La difesa, già nell’istanza di domiciliari avanzata per Nikolic, aveva allegato anche "una dichiarazione di disponibilità all’accoglienza" in tirocinio formativo in una cooperativa "finanziata dalla Fondazione Don Gino Rigoldi".

A settembre, intanto, è stato assolto dall’accusa di concorso nell’omicidio volontario Milos Stizanin, il serbo che era in auto con Nikolic quel giorno di quasi 10 anni fa ritenuto in un primo momento corresponsabile.

Anna Giorgi

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