Inchiesta camici per Covid, al vaglio il ruolo di Fontana. Si dimette direttore di "Aria"

Filippo Bongiovanni, capo della centrale acquisti della Regione, ha chiesto di avere un altro incarico. Per la fornitura di materiale sanitario da mezzo milione è indagato anche il cognato del presidente.

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L’inchiesta giudiziaria sui camici anti-virus ormai sfiora il presidente lombardo Attlio Fontana e intanto cade la prima testa. Ha chiesto di essere assegnato a un altro incarico Filippo Bongiovanni direttore di Aria, la centrale acquisti della Regione, indagato per la fornitura di materiale sanitario da mezzo milione di euro da parte della Dama, società di cui la moglie di Fontana detiene una quota e che è gestita dal cognato Andrea Dini, anche lui sotto inchiesta per turbata libertà di scelta del contraente.

Intanto sono ancora in corso le acquisizioni di documenti iniziate tre giorni fa da parte della Guardia di Finanza negli uffici di Aria Spa e in Regione Lombardia e prosegue l’attività istruttoria.

Dopo due giornate di interrogatori cominciate con l’audizione dell’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo, e continuate con la direttrice acquisti di Aria (la centrale appaltante della Regione), ieri è andato avanti l’esame dei documenti raccolti.

Una giornata di elaborazione, dunque, per i magistrati Carlo Scalas, Paolo Filippini e Luigi Furno, che nel pomeriggio hanno visto il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo della sezione delitti contro la pubblica amministrazione.

Un punto che dovranno cercare di chiarire gli inquirenti è se Aria abbia rispettato le regole per le forniture da parte della pubblica amministrazione. L’allargamento delle maglie nel momento dell’emergenza non avrebbe dovuto infatti far saltare le procedure imposte dalla legge, soprattutto relativamente all’opportunità di alcuni affidamenti.

Ed è proprio questa procedura, in tutti i suoi aspetti, che i pm stanno passando al setaccio. Chi acquistava dispositivi o camici, ovvero la stazione appaltante, avrebbe dovuto valutare l’ “opportunita’’ di una fornitura da un soggetto che avrebbe potuto soffrire di un conflitto di interesse, nel caso specifico la società di proprietà di Dini, cognato di Fontana, in cui anche la moglie del governatore ha una quota del 10%.

In Procura si cerca di capire se e come Aria abbia applicato l’istruttoria preliminare di controllo in questo senso. Dall’altro lato c’è la questione della “conoscibilità’’ del conflitto di interesse: bisogna vedere se la stazione appaltante fosse a conoscenza della questione e avesse comunque attivato l’affidamento diretto. L’onere della conoscibilità sarebbe probabilmente spettato al fornitore, ma è anche su questo punto che i magistrati stanno cercando di fare chiarezza.

Intanto ieri Bongiovanni, il direttore generale di Aria spa, indagato, ha chiesto di essere assegnato a un altro incarico. Regione Lombardia nel prendere atto della richiesta ha espresso "totale fiducia nel suo operato" e ringraziandolo "per quanto fin qui svolto" ma si è ben guardata dal dissuaderlo. E ha fatto sapere che "assumerà le conseguenti determinazioni - conclude la nota - nel primo provvedimento organizzativo utile".

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