Morte di Imane Fadil, i troppi segreti della modella triste

problemi economici, i cambi di casa, l’amico, il telefonino e l'ultimo mese di grandi sofferenze

La marocchina di 34 anni Imane Fadil in Tribunale

La marocchina di 34 anni Imane Fadil in Tribunale

Milano, 19 marzo 2019 - Imane Fadil, la modella marocchina teste chiave nel processo Ruby ter, aveva nel sangue e nelle urine un’alta percentuali di metalli molto velenosi: cadmio, antimonio, cromo, molibdeno potenzialmente mortali e radioattivi. Quale livello di radioattività avevano lo diranno gli esiti di ulteriori accertamenti che saranno resi noti nei prossimi giorni.  Imane quindi, a una prima lettura dei dati della cartella clinica consegnata alla procura di Milano dall’Humanitas, avrebbe ingerito quei veleni.

Ma quelle sostanze trovate nel suo corpo divorato ormai dalla malattia quando e chi può avergliele somministrate? Ammesso che davvero qualcuno lo abbia fatto, deve trattarsi di persona molto competente sull’argomento «veleni, dosi e modalità di somministrazioni». Quelle sostanze - spiegano gli investigatori - non sono in uso a chiunque e comunque dovrebbe essere stato un esperto a trattarle. Ma soprattutto: perché far fare alla ragazza una morte così orrenda? Per gli inquirenti, Imane era in fondo una testimone che aveva già detto tutto, esclusa per altro dalla costituzione di parte civile nel processo Ruby ter proprio a gennaio.

Comunque sia, la possibile radioattività del cadavere ha imposto la predisposizione di ogni cautela a tutela di chi verrà a contatto con il corpo, prima e durante l’autopsia. Interverrà il Nucleo radiologico e batteriologico dei vigili del fuoco per mettere in sicurezza l’obitorio. La bellissima ex modella, secondo quanto ricostruito dalla Procura, si sarebbe sentita male a fine gennaio, l’ultima apparizione in tribunale risale al 14 gennaio. Il 28 sarebbe stata ricoverata in ospedale, all’Humanitas.

Nulla si sa però di Fadil relativamente ai giorni precedenti al ricovero.  Le sue ultime residenze conosciute sono quelle di via Noto, zona Ripamonti, e quella di Chiaravalle, l’appartamento da cui era stata sfrattata a ottobre del 2018. Ci viveva con il fratello, poi la donna negli ultimi mesi sarebbe stata ospitata da un amico che la aiutava economicamente. Imane infatti non lavorava più da anni, nemmeno come modella, perché - sosteneva - la vicenda dei processi l’aveva tagliata fuori da tutto, aveva problemi economici. Il procuratore Francesco Greco non ha voluto dire nulla sulle ultime settimane della ex modella. Chi era l’uomo con cui divideva l’appartamento, l’ha accompagnata lui al Pronto Soccorso? Il cellulare dellla donna è stato sequestrato proprio per sapere cosa e a chi scriveva nelle ultime settimane. 

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