Coronavirus, i ristoratori: "Il coprifuoco è un disastro"

Dalla Galleria all’Isola l’obbligo di chiusura alle 23 ha ridotto i clienti dell’80%: "E c’è chi non ha capito come funziona l’ordinanza"

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di Massimiliano Mingoia

"Un disastro". "Un’ecatombe". Il “day after’’ dei ristoratori, il giorno dopo la prima serata con il coprifuoco, non è dei migliori. Le parole più citate sono quelle da cui siamo partiti. L’obbligo di chiudere alle 23 ha fatto perdere dal 60% al 80% degli incassi rispetto alle sere precedenti. Pier Antonio Galli, gestore del ristorante “Galleria’’ nel Salotto dei milanese, fa i conti: "Mercoledì sera, senza coprifuoco, avevo 25 clienti. Ieri sera (giovedì, ndr), con il coprifuoco, cinque persone. Un quinto. E oggi a pranzo sembrava di essere tornati a inizio marzo. Un disastro. È cambiato tutto rispetto alla settimana scorsa. Con il coprifuoco molti non hanno più voglia di uscire di casa". Non tutti, peraltro, hanno capito che si può stare all’interno del locali fino alle 23 e poi tornare a casa con un’autocertificazione e lo scontrino del ristorante in mano. "Alcuni clienti francesi – racconta Galli – non sapevano che volendo potevano restare in ristorante fino alle 23 meno un minuto e poi usare autocertificazione e scontrino per rientrare in hotel dopo le 23".

Ci spostiamo nel quartiere Isola. Qui, in via Thaon di Revel 10, c’è il ristorante “Al Tronco’’ di Alfredo Zini, colui che martedì ha guidato la manifestazione dei ristoratori in Piazza Città di Lombardia, davanti alla sede della Regione: "La prima serata con il coprifuoco? Un disastro. Da me ma anche negli altri ristoranti della via, stamattina (ieri, ndr) ho sentito i colleghi. La poca gente che è venuta mercoledì è andata via prestissimo. Alle 22 avevamo quasi tirato giù la saracinesca". Secondo Zini, il problema vero non è tanto l’orario esatto in cui un cliente deve lasciare il ristorante, ma la paura di andare in giro, che è cresciuta dopo l’aumento dei contagi e i primi provvedimenti del Governo comunicati domenica sera: "Il calo dei clienti è partito già da lunedì. Giovedì sera, con il coprifuoco, si è aggiunta in loro la voglia di andare via presto, per evitare possibili controlli. Risultato: siamo al 70-80% di clienti in meno. E ci sono anche problemi pratici". Ad esempio? "Tre amici venuti a mangiare insieme. Alla fine ha pagato uno per tutti e aveva lui l’unico scontrino. Quindi gli altri due ne erano sprovvisti, in caso di controlli mentre tornavano a casa dopo le 23". Zini non esclude che la prossima settimana ci possano essere altre manifestazioni di piazza, lockdown permettendo. E intanto prevede: "Sappiamo che il 2021 ci servirà per recuperare i costi della crisi, mentre per tornare a livelli decenti bisognerà aspettare il 2022".

È la volta di un pub, il Bootleg di via Salutati. Il proprietario, Alessandro Polenghi, descrive così l’effetto coprifuoco: "Dalle 22 nel mio locale non è più entrato quasi nessuno. Per non parlare delle disdette di prenotazioni per i prossimi giorni. È un’ecatombe". Confronto numerico con la sera prima? "Mercoledì sera abbiamo presentato il libro dell’ex portiere dell’Inter Ivano Bordon e a seguire c’era la partita dei nerazzurri contro il Borussia. In totale oltre 60 persone. Giovedì, con il coprifuoco, il 60% in meno". Polenghi, in vista di ulteriori restrizioni, si rivolge alle istituzioni: "Non si possono decidere dei divieti e poi non far scattare i controlli. Ma nei mesi scorsi è successo".

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