Covid, i parrucchieri protestano: "Ora fateci lavorare"

Turbigo, una delegazione della categoria ricevuta dal primo cittadino: "Hanno ragione, allarghiamo le maglie delle norme". Perso il 50% della clientela

La protesta dei parrucchieri. Con loro anche il sindaco Christian Garavaglia

La protesta dei parrucchieri. Con loro anche il sindaco Christian Garavaglia

Hanno lottato per riuscire a tenere aperto anche durante l’ultimo lockdown conseguente alla zona rossa. Ma oggi i parrucchieri del castanese sono stanchi e chiedono una deroga per poter far arrivare i clienti di sempre nel proprio negozio. "Incredibile che per comprare un sacchetto di patatine si possa sconfinare e per fare una piega no" spiegano davanti al sindaco di Turbigo, Christian Garavaglia che appoggia la protesta. In effetti sulla questione dei confini comunali non tutti i sindaci della zona sono stati di manica larga sull’interpretazione del dpcm, creando tensione fra la clientela dei parrucchieri stessi che, nel dubbio di prendersi una multa di 400 euro, preferiscono non recarsi dal coiffeur di fiducia. Un timore che di fatto sta facendo perdere almeno il 50% della clientela a tutti i parrucchieri di zona che adesso chiedono una cosa sola: lavorare.

"Davanti a questa decisione di non poter varcare i confini del paese molti di noi non riescono più a lavorare, nonostante il salone sia in completa sicurezza e che noi tutti lavoriamo su appuntamento". Alcuni hanno speso fino a 10mila euro per rendere i saloni covid free con postazioni create ad hoc, alcune distanti anche tre metri le une dalla altre, plexiglass e tanto altro ancora con una sicurezza totale all’interno del negozio. Dal canto suo il primo cittadino di Turbigo appoggia la protesta: "Non vedrei problematiche nel consentire ai parrucchieri di poter svolgere la loro attività con i propri storici clienti anche da fuori paese perché ritengo che questa non sia una criticità per il momento difficile che stiamo vivendo. Le attività si sono dotate di tutti gli accorgimenti necessari a poter svolgere il lavoro in modo sicuro. Si sono adeguati e quindi bisogna consentire loro di lavorare". Il primo cittadino poi entra nel caso specifico: "Se il parrucchiere di Turbigo ospita il proprio cliente da Turbigo o se il cliente arriva da fuori cosa cambia? Nulla. cambia solo una cosa, che percorre con la sua auto qualche chilometro in più ma che naturalmente non creano occasioni di contagio. Io sono quindi per una visione flessibile ed autorizzativa nei confronti dei parrucchieri che possono così mantenere i propri clienti per un tipo di servizio che, lo ricordiamo, è singolarmente dedicato al proprio cliente". Il sindaco di Turbigo quindi esprime un parere personale che apre di fatto le maglia al sistema. Adesso la parola però deve passare agli altri sindaci di zona che devono dare una indicazione chiara a riguardo. Indicazione che finora non è mai arrivata con divieti tassativi che in un momento come questo creano un blocco totale all’economia e ai paesi stessi.

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