GIAMBATTISTA
Cronaca

I giudici sulla caccia: "Troppi ricorsi dal 2006 e tanta discrezionalità". Regione commissariata

Sarà il direttore generale dell’Ispra a proteggere dalle carabine i valichi lombardi attraversati dalle rotte migratorie degli uccelli. Per Palazzo Lombardia chance in Camera di consiglio ad ottobre.

I giudici sulla caccia: "Troppi ricorsi dal 2006 e tanta discrezionalità". Regione commissariata

I giudici sulla caccia: "Troppi ricorsi dal 2006 e tanta discrezionalità". Regione commissariata

Anastasio

Commissariata per eccesso di contenziosi. La sintesi è spietata ma non scorretta. Tra i motivi per i quali il Tar ha deciso di sottrarre alla Regione Lombardia il potere di individuare i valichi montani da proteggere dalla caccia perché attraversati dalle rotte migratorie degli uccelli c’è, infatti, l’elevato numero di ricorsi ai quali si è prestato il legiferare di Palazzo Lombardia addirittura dal 2006. È questo l’anno al quale fanno riferimento i giudici amministrativi nella sentenza – non ancora definitiva – con la quale si è imposto e individuato un Commissario ad acta che applichi le norme sui valichi. Solo il caso più eclatante di un’attività legislativa che ha fatto discutere anche su un altro tema, quello degli anellini identificativi dei richiami vivi, vale a dire: gli uccelli usati dai cacciatori come esche.

Quanto ai valichi, nel mirino degli ultimi ricorsi sono finite due delibere del Consiglio regionale: quelle del 10 settembre 2020 e del 18 maggio 2021, accomunate, in sintesi, da un’individuazione "carente e non corretta" (scrivono i giudici) da parte del centrodestra lombardo dei valichi da proteggere. La delibera del 2020 stabiliva che la caccia potesse essere vietata solo nei valichi che si trovano "nel comparto di maggior tutela della zona faunistica delle Alpi" e, di conseguenza, che "l’individuazione dei valichi interessati dalle rotte migratorie" potesse "avvenire esclusivamente nel comparto di maggior tutela". Quella del 2021, su sollecitazione del Tar, individuava invece 8 nuovi valichi da tutelare e ne confermava 13, per un totale di 21 valichi sottoposti a divieto di caccia. Un numero insufficiente non solo per la Lega per l’Abolizione della Caccia (LAC), firmataria dei ricorsi, per la quale i valichi da proteggere sono oltre 40, ma anche per i giudici amministrativi che rimarcano come dallo studio congiunto dell’Università dell’Insubria e di Ersaf emergano 42 valichi meritevoli di protezione perché attraversati dalle rotte migratorie.

Proprio i giudici, ad aprile 2023, hanno quindi annullato le due delibere, nelle parti in cui ponevano limitazioni ai valichi da tutelare, e prescritto alla Regione di individuare entro 120 giorni "tutti i valichi montani interessati dalle rotte migratorie e di sottoporli a tutela assoluta, come stabilito – nel frattempo, con sentenza del dicembre 2022 – dalla Corte Costituzionale".

Il Consiglio regionale recepisce l’input e nella delibera del 27 luglio 2023 individua altri 4 valichi da tutelare, uno in meno di quanti ne avesse individuati la Giunta. La LAC chiede, quindi, pure l’annullamento delle nuove delibere, quella del Consiglio e quella della Giunta. Ed è da qui che origina il commissariamento: nella sentenza del 20 febbraio scorso il Tar nota che le delibere non spiegano perché il numero di valichi individuati – 23 nella delibera di Consiglio e 24 in quella della Giunta – "risulti nettamente inferiore a quello emerso in seno allo studio congiunto dell’Università dell’Insubria e di Ersaf, pari a 42" e sottolinea come non sia sufficiente motivare la scelta dei valichi con "un generico e indeterminato riferimento all’istruttoria svolta dagli Uffici" né possono essere rilevanti, contrariamente a quanto ritenuto dal Consiglio, "gli studi commissionati a privati da due Comuni in piena autonomia (Capovalle e Lodrino, in provincia di Brescia)". I giudici ribadiscono quindi "la necessità di procedere all’individuazione di tutti i valichi montani interessati dalle rotte migratorie dell’avifauna e di sottoporli a tutela assoluta".

Il commissariamento è del tutto conseguente, ma non si può non notare la prima ragione addotta dal Tar a giustificazione di tale scelta. Nella sentenza, infatti, si legge quanto segue: "Considerate la pluralità di contenziosi che, almeno a partire dal 2006 hanno avuto a oggetto l’esatta individuazione dei valichi montani e l’assenza di discrezionalità nella loro identificazione – trattandosi d porre in essere un accertamento tecnico in senso stretto – si ritiene opportuno affidare in via diretta l’esecuzione della presente pronuncia ad un Commissario ad acta individuato nella persona del direttore generale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra)". In attesa che il Commissario compia il suo lavoro, i 42 valichi sono tutti protetti dalla caccia. Una sentenza non definitiva – il 23 ottobre 2024 si terrà la Camera di Consiglio, meglio precisarlo – ma eloquente.

Infine il tema degli anellini da apporre al tarso dei richiami vivi per identificarli. Lo scorso novembre Carlo Bravo, cacciatore e vicepresidente della commissione regionale competente sulla caccia, la ottava, eletto in Fratelli d’Italia, è stato denunciato dai carabinieri della Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali (Soarda) con l’accusa di aver alterato e contraffatto proprio gli anellini apposti su alcuni tordi. "Il presunto reato di alterazione e contraffazione che mi viene contestato – precisa lui – riguarda le dimensioni di alcuni di tali contrassegni identificativi che, per misure differenti di centesimi di millimetro rispetto agli standard richiesti, ossia molto meno di un capello, vengono ritenute oggetto di ipotetiche manomissioni, le quali altro non sono che normali segni di usura su un oggetto di materiale duttile come l’alluminio".

Anche Floriano Massardi, presidente leghista della stessa commissione, la ottava, e cacciatore, nel 2021 fu denunciato dai carabinieri per la presunta manomissione di anellini. I due, nei mesi scorsi, sono poi stati i promotori di un’iniziativa che ha fatto discutere: l’uso di centomila euro di soldi pubblici – per l’esattezza soldi in dote al Consiglio regionale – per acquistare e distribuire gratuitamente alle associazioni venatorie gli anellini per i richiami vivi. Contrariamente a quanto riportato in precedenza, Bravo non ha invece insistito nel proposito di affidare ai soli veterinari delle Ats i controlli sugli anellini: in Consiglio regionale, in sede di legge ordinamentale 2023, è stato infatti accolto l’emendamento di Michela Palestra, consigliera regionale del Patto Civico, che chiedeva di cancellare la disposizione.