Truffa al contrario. "La finta nonnina ci ha raggirati". Caccia alla signora con la coda

La donna ha prenotato festa e pasticcini in un bar ed è scappata dopo avere intascato 210 euro. I gestori: era cordiale e con accento milanese impeccabile. Attenzione perché non è il primo caso

Annalisa Gentile e Carmine Barbaro gestori della caffetteria napoletana Sciuscià

Annalisa Gentile e Carmine Barbaro gestori della caffetteria napoletana Sciuscià

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Capelli grigi raccolti in una coda. Occhi celesti. Un orecchino vistoso a forma di mini zanna di elefante decorato con strisce nere. "Una signora come tante, sulla sessantina. Cortese. Dall’accento milanese impeccabile".

Mai Carmine Barbaro, originario di Napoli, e la sua compagna Annalisa Gentile, di Taranto, che gestiscono la caffetteria napoletana “Sciuscià“ di via Ponchielli, traversa di corso Buenos Aires a due passi da piazza Lima, avrebbero pensato che "una signora così, in là con gli anni e tanto garbata", come la descrivono, potesse truffarli. E invece è successo. Situazione ribaltata, considerando che solitamente sono i più anziani le prede dei raggiri. Non solo. Un caso che smentisce i luoghi comuni secondo cui i meridionali sarebbero “scaltri“, sempre pronti ad approfittarsi di chi vive sopra il Po. "Altroché. Oltre al danno la beffa: devo sopportare i pregiudizi sui napoletani e mi sono ritrovato truffato", commenta Barbaro.

La donna ha fatto capolino nel bar ieri pomeriggio attorno alle 16: "Ci ha riempito di elogi, dicendo di essere stata a mangiare da noi qualche volta e di essere rimasta soddisfatta. Così come il marito “con Mercedes nera“ e il figlio", racconta Gentile. Poi la messa in scena è proseguita secondo un copione preciso: "Mia figlia deve festeggiare il compleanno, è possibile prenotare dei tavoli per le 18?". I due baristi le hanno detto di sì. "Per casa, però, vorrei due vassoi di pasticcini. Più cinque bottiglie di prosecco e una di limoncello".

Costo totale per la festa, il cibo e i drink: 280 euro. Ed è arrivato il momento del colpo da maestra. Lo spiega Barbaro: "Inizialmente ha chiesto di pagare con carta, sincerandosi che con un tipo particolare di carta fosse “tutto risolto“. Effettivamente c’erano stati rallentamenti in passato, per questioni tecniche. Lo sapeva! Poi ha cambiato idea, dicendo di preferire i contanti. Ha telefonato, fingendo, ma noi non potevamo saperlo, al fantomatico marito. Per poi domandarci “avete il resto di una banconota da 500 euro?“, e abbiamo risposto di sì". La signora era disposta ad andare a casa, prendere il denaro e tornare al bar. "Ci siamo inteneriti: faceva caldo, era stata tanto gentile. Così le abbiamo dato il resto (220 euro) e Annalisa si è offerta di portarle i pasticcini e le bibite a casa, poco distante a dire della signora, dove il conto sarebbe stato saldato".

Gentile continua : "Quando eravamo fuori mi ha infilato 10 euro nel reggiseno come mancia. Io ero carica di pacchi. Abbiamo attraversato in corso Buenos Aires. Lei mi ha detto “ecco, citofoni lì: ingegnere Bellotti. È mio marito“. Mi ha indicato un punto indefinito. Il tempo di voltarmi a cercare il citofono (inesistente) ed era già sparita tra la folla". Ai due non è rimasto altro da fare che denunciare. "Siamo stati dai carabinieri. Un nostro conoscente ci ha detto che questa donna ha truffato altri commercianti: vogliamo mettere tutti in guardia".

 

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